Il “no” dei greci è un “si” a Tsipras

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di Angelo Di Marino
La Grecia ha scelto di dire “No” (Oxi) alla proposta-fantasma dell’Europa sul debito. Un successo netto, sul fronte interno, per il premier Alexis Tsipras. È un risultato che non può sorprendere chi conosce un minimo quella terra meravigliosa e tormentata dove la democrazia non solo è nata ma anche sopravvissuta a tiranni e dittature.

Se la mossa di indire in tutta fretta un referendum ha irritato all’ennesima potenza i padroni del vapore, è risultata vincente in patria per Tsipras. Che non aveva alcun bisogno di chiedere al popolo un mandato straordinario per negoziare con l’Europa. Quello lo aveva già, essendo stato regolare e netto vincitore delle ultime elezioni politiche, datate appena sei mesi fa, che lo hanno legittimamente messo alla guida del governo ellenico. Così come aver deciso di rimettere la scelta nelle mani degli elettori poteva rappresentare una irripetibile occasione per i suoi avversari, Antonis Samaras su tutti, di cavalcare l’onda del “si” e la paura per scalzare Il leader di Syriza.

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È per questo che Tsipras ha giocato con coraggio e astuzia la sua partita interna, muovendo le pedine prima di essere chiuso in scacco matto. Il “no” dei greci è un “si” rotondo e convinto al governo. E spazza qualsiasi velleità dell’opposizione. In una ipotetica fase-due del governo Tsipras, del resto, l’allargamento del consenso parlamentare potrebbe diventare obiettivo e non più chimera, consentendo il varo delle riforme che sono poi il nocciolo dell’intera questione.

E l’Europa? Lasciando stare le interpretazioni melanconiche di un continente senza la Grecia, il pallino resta nelle mani del Fondo monetario internazionale a cui le cancellerie hanno delegato in pieno la gestione della partita doppia. Una marcia indietro sul debito greco finirebbe per indebolire frau Merkel che, ora più che mai, farà sponda con Hollande per evitare che l’insoluto greco piombi come un macigno sui conti interni di Germania e Francia.

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E l’Italia? Quella di Renzi, formalmente schierata dalla parte opposta a quella di Tsipras, continuerà a contare poco o nulla in questa partita. Meglio restare allineati e coperti, perché quello che sta succedendo alla Grecia potrebbe accadere a noi. A gran parte degli italiani, invece, il “no” di Atene non può dispiacere. In noi, diciamola tutta, c’è anche un pizzico di invidia pensando ai greci che compatti in fila per votare hanno mostrato orgoglio e appartenenza. Valori poco praticati dalle nostre parti.
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