Silenzio stonato

di Angelo Di Marino

La vergognosa aggressione di martedì scorso al Polo nautico ha confermato una cosa. Il Pd a Salerno è un’illusione. Esiste, di fatto, solo Vincenzo De Luca. Come prassi consolidata impone da anni, diessini prima e democratici ora non si confrontano bensì si adeguano. La mancanza di dibattito interno, peraltro non sempre foriero di cose buone come l’esperienza insegna, contraddistingue il centrosinistra cittadino, incapace di uscire dal guscio rionale e lontano anni luce da una dimensione politica quantomeno accettabile. Quello che più lascia amareggiati è il silenzio del sindaco sull’accaduto. Martedì pomeriggio, al di là delle etichette ideologiche, un gruppuscolo di giannizzeri ha intimidito ed è venuto alle mani (e ai piedi) con un po’ di giovani che credono ancora nella militanza. Un episodio grave, accaduto sotto gli occhi di centinaia di persone nel centro cittadino e davanti agli obiettivi di reporter e teleoperatori. Siamo d’accordo con Tommaso Biamonte, che in un’intervista al nostro giornale, non ascrive alcuna responsabilità diretta al sindaco per i calci e le minacce. Ma in una qualsiasi città civile, o europea come ama ripetere De Luca, sarebbe arrivata una censura, forse anche qualche provvedimento. Senza prendere posizioni politiche, per carità. Andava solo stigmatizzata la violenza. E invece niente, neanche un accenno. Dalla teletribuna del venerdì, durante la quale di solito si lanciano anatemi contro questuanti, barboni e ristoratori, manco un sibilo è passato dai microfoni. Per non dire delle risposte stizzite girate a chi le domande al sindaco le ha fatte, quasi si trattasse di lesa maestà e non di dovere professionale.

Peccato, perché De Luca sa bene quanto sia importante questo momento per la città che amministra e per la politica salernitana. Affronta sempre più discorsi di respiro regionale, l’ala a lui vicina dei democratici lo vorrebbe candidato a Palazzo Santa Lucia. Nella assoluta penuria di credibilità del Pd in Campania, uno così tutto sommato rappresenta il meglio. E questo lo sappiamo tutti, anche perché come sindaco delle cubature, delle piazze e degli arredi urbani nulla ha da invidiare ad altri colleghi vicini e lontani. La sensazione, però, è che il fenomeno-De Luca si stia ritirando ancora di più nei suoi reali confini, quelli cittadini, senza riuscire a trovare una strada maestra che porti un po’ più lontano, sia verso nord che verso sud. Troppi ostacoli, autoprodotti o disseminati da amici-nemici-amici che siano, segnano un percorso che non crediamo possa lanciare nel migliore dei modi il sindaco di Salerno alla successione di Bassolino. Le grandi manovre sono già iniziate e la candidatura nel centrosinistra è piatto ghiotto. Anche perché, guardando le mosse del Pdl, c’è chi giudica abbordabile una competizione con Lettieri, presidente degli industriali napoletani che, tra mille traccheggiamenti, potrebbe essere il papabile. Carfagna permettendo, visto che il ministro salernitano è il politico meglio posizionato di entrambi gli schieramenti nel gradimento nostrano, così come ha confermato un sondaggio del “Riformista”.

E così potrebbe repentinamente mutare anche l’assetto localistico della situazione. La Salerno dei piani alti, quella con vista mare tanto per capirci, non ha mai amato De Luca. Ma ne ha fatto negli anni una bandiera dietro la quale coprirsi, senza mai svelarsi, ottenendo e rivendicando pur non condividendo (almeno lontano dall’udito dell’interessato). Ora quella stessa Salerno stringe mani ed è onnipresente dove transita il nuovo che avanza. Segno dei tempi. E di certe abitudini che non cambiano mai.

pubblicato su “la Città” del 19 luglio 2009

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