Partita a scacchi

Prepotentemente il Sud è tornato alla ribalta della campagna elettorale. Evitiamo volentieri, almeno questa volta, lo spettro della questione meridionale. Tanto, mai verrà affrontata. E’ certo che la politica, malgrado tutto, stia puntando sul Mezzogiorno, anche se con sfumature diverse.
Lo fa il Pd di D’Alema, il quale parla di un Nord “ladrone”, echeggiando i leghisti della prima ora che se la prendevano con Roma capitale. Non si sottrae il Pdl, che gioca le migliori carte per conquistare la Campania. E per rompere il fronte utilizza i suoi ministri, spediti domani a Salerno con Mara Carfagna portabandiera nella sua città. Completano il quadro i due simboli della politica salernitana. Il sindaco De Luca ammicca all’Mpa e strizza l’occhiolino a una parte del centrodestra, lanciando una “lega del Sud” che fa della trasversalità il suo fondamento. Il presidente Cirielli, invece, rispolvera il Principe Arechi, tra i padri fondatori della città capoluogo, per far capire ad amici e nemici il suo progetto per i salernitani. Così, mentre il primo cittadino si fa vedere sempre più spesso a Napoli, il numero uno della Provincia mette carne a cuocere in città.
Strategicamente sia l’una che l’altra sono mosse da partita a scacchi, che è gioco per persone intelligenti.
Il centrodestra vicino a Cirielli gioca d’anticipo, intuendo come Salerno sia esposta ad una maggiore vulnerabilità in presenza di un sindaco-candidato, forzatamente chiamato da qui a primavera ad una duplice battaglia elettorale. La prima sul fronte interno, ammesso che un giorno il Pd decida se fare o meno queste stralunate primarie, e la seconda in diretta competizione per la successione a Bassolino. Senza mai alzare i toni di una contesa che sembra quasi non sua, Cirielli sta costruendo una vera opposizione a De Luca. Cosa mai accaduta in questi quindici anni di governo del sindaco-urbanista.
Dal canto suo, l’azione propagandistica del primo cittadino sta subendo l’ennesima violenta accelerazione. Salerno vive un perenne San Matteo, fatto di inaugurazioni a ripetizione e presentazioni di progetti imperniati sull’intramontabile fascino del mattone. Da sempre fulcro di ogni interesse in questa città. E’ bravo De Luca a sciorinare misure e pendenze, manco conoscesse le particelle catastali una ad una da Pastena a Santa Teresa. Ha il merito, riconosciutogli anche dai suoi avversari, di pensare alle opere pubbliche come fossero il naturale arricchimento per Salerno ed i suoi cittadini. Chi gli contesta uno spropositato aumento delle volumetrie, invece, sembra avere fiato corto, anche se il fronte degli scettici (Crescent docet) si è notevolmente allargato rispetto al passato.
Restano da sciogliere i nodi delle candidature e delle alleanze. Non è cosa da poco, per gli uni e per gli altri. Se Berlusconi dovrà arginare Cosentino, ieri osannato dalla folla del Grand Hotel Salerno, il Pd di Bersani e D’Alema sarà costretto a scegliere tra Bassolino, De Luca e De Mita. Difficile stabilire quale sia il compito più arduo, di certo conteranno molto gli uomini. La base territoriale del centrodestra ha Viespoli e Caldoro da mettere sul piatto, contrapponendosi al Cavaliere che vorrebbe un notabile alla guida della coalizione in Campania. Nel centrosinistra c’è chi sta tenendo aperto un canale con l’Udc di Casini, ma l’ostacolo più serio al via libera a De Luca è costituito sempre da Napoli e da chi vorrebbe un bassoliniano. E nel bailamme per la Regione, ecco perché il controllo di Salerno risulterà decisivo. Oggi come non mai.

pubblicato su “la Città” del 13 dicembre 2009

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