di Angelo Di Marino
NAPOLI. Il salone dei ricevimenti del Gambrinus si affaccia su piazza del Plebiscito. A pochi metri c’è via Santa Lucia, dove ha sede il governo della Regione. Stefano Caldoro incontra i giornalisti a quattro passi da quella che potrebbe essere la sua dimora per i prossimi cinque anni. Tra microfoni, telecamere e macchine fotografiche che si accalcano, spunta la sua voce che parla di programma, di futuro per la Campania.
«Il nostro è un programma di forte rinnovamento, di cambiamento. Bisogna avviare una politica seria, efficiente, moderna, nuova. Ci vuole il cambiamento. Sento tanti elettori che abbiamo vicini a noi che hanno capito come questo sia il momento della svolta per la Campania».
Parlando di programmi, l’occhio cade su quello degli avversari.
«Ci dicono che lo stanno scrivendo, ma non ce l’hanno. E poi ci sono cose che hanno annunciato che sono irrealizzabili. Come il distretto per il turismo che non esiste, la legge non lo prevede. Sono bugie. Così noi lanciamo il politecnico, loro replicano dicendo che faranno il Mit. Ma c’è una legge che impedisce l’apertura di nuove università».
Sul banco degli imputati finisce fatalmente l’operato della giunta uscente e delle nomine arrivate proprio allo scadere del mandato, quindi alla vigilia delle elezioni.
«Un tentativo disperato. Un’azione per risolvere un po’ di problemi personali. Tutte le nomine di questi ultimi giorni riguardano elettori di De Luca. Sono anche convinto che alcune di esse sono contro la legge. Comunque, moralmente e politicamente, non è mai avvenuto nella storia repubblicana che un governo operasse nomine prendendo impegni per i quattro anni successivi, o realizzasse piano come quello della formazione professionale, in ordinaria amministrazione».
Il centrodestra alza la voce e chiede, quindi, anche l’intervento di qualcuno.
«Non c’è stata alcuna denuncia forte. Quanto accaduto con le nomine meriterebbe le prime pagine dei giornali nazionali. Una volta insediati, tutto quello che la legge permette lo faremo. Bisognerà farlo con decisione e con rigore, perché alcune di queste nomine sono fuori legge. Faremo subito un nuovo piano della formazione, in modo da sostituire immediatamente gli atti amministrativi che sono stati fatti negli ultimi quindici giorni».
Caldoro contesta anche il ruolo di De Luca in questa storia.
«Lui dice che non ne sa nulla, ma allora o è inetto o è complice. La verità è che i nominati stanno facendo campagna elettorale per De Luca. Facesse un atto pubblico, altrimenti è condizionati dai potentati. Noi abbiamo il consenso e non i potentati che invece imputano a noi».
Il cambiamento è stata la parola d’ordine di questa campagna elettorale, pronunciata nelle sue varie declinazioni da tutti i candidati.
«Siamo abituati al governo del fare. La nostra è una battaglia sui contenuti. E’ venuto Tremonti e ci ha spiegato il percorso della banca del Sud. Ci ha assicurato che la sede sarà a Napoli e che sarà uno strumento che sosterrà le piccole e medie imprese, favorendo l’innovazione. Dall’altra parte, però, ci rispondono che la banca del Sud non serve. Noi proponiamo, loro fanno le nomine…».
Caldoro è reduce dalla registrazione dell’ultimo confronto televisivo. De Luca non c’era.
«Non so più che fare. Mi rendo conto che è difficile per De Luca, essendo complice di quindici anni di governo del centrosinistra, non può che sentirsi a disagio e, quindi, non si confronta. Ma non solo con me. Per tre volte mi sono confrontato con Fico e con Ferrero che, tra l’altro, è comunista e lo dichiara. E’ coraggioso, si confronta. Non abbiamo le stesse idee, ma almeno ne parliamo. Con Fico ci sono dei punti d’unione come la battaglia per la trasparenza, o la volontà di mettere in rete tutte le sedute del consiglio regionale. Quando ne parliamo, su alcune questioni possiamo anche essere d’accordo. Dall’altra parte, invece, non abbiamo alcun interlocutore. Mica sono incontri privati, personali. Noi rappresentiamo una coalizione, rappresentiamo politicamente qualcuno che ci ha chiesto di essere lì e quindi abbiamo l’obbligo di metterci davanti ai cittadini. Questa è la democrazia».
Oltre al confronto televisivo, è venuto meno qualsiasi altro confronto diretto tra i due candidati più accreditati alla poltrona di governatore. Caldoro ha le idee chiare sull’argomento.
«Chi scappa di che cosa ha paura? Purtroppo, ha paura di dover descrivere il fallimento di quindici anni. E quando c’è contiguità, c’è imbarazzo. Come fa a rispondere ad una domanda sulle nomine? E’ scappato cinque volte, ce ne faremo una ragione».
Alla fine, anche se si evita di citarlo, ma aleggia sempre Bassolino nei discorsi riferiti al centrosinistra. Governatore uscente che appoggerà il sindaco di Salerno alle elezioni.
«Non ho avuto mai dubbi. Rispetto le persone coerenti. Bassolino è un uomo di partito. E’ un uomo del Pd, proprio come De Luca e la Iervolino. Sono tutti e tre fondatori del partito democratico e siedono, uno accanto all’altro, nella direzione nazionale. Sono lì, hanno costruito una storia comune, che dubbio c’è che votino dalla stessa parte».
Nella fase conclusiva della campagna elettorale i toni si sono ulteriormente alzati e anche Caldoro non si è tirato indietro.
«Abbiamo evitato di rispondere ad attacchi personali. I cittadini non vogliono più risse da pollaio, vogliono una politica seria. Cosa ha fatto Berlusconi per la Campania? E’ venuto a Napoli e ha risolto il problema dei rifiuti. Subito. Ecco, questo significa politica seria».
Sul voto incombe lo spettro delle preferenze comprate. C’è anche un’indagine della Digos aperta.
«Sono andato a Scampia e Secondigliano pochi giorni fa, uno dei quartieri dove c’è l’indagine sul voto di scambio. La vigilanza deve essere altissima, bisogna isolare sul piano politico un fenomeno riprovevole perché approfitta del bisogno. Siamo stati i primi a denunciare, a prendere le distanze. Da parte nostra abbiamo attivato tutte le antenne sul territorio per evitare episodi del genere».
Secondo Caldoro il voto “comprato”, comunque, non ha mai inciso sul risultato elettorale.
«Le inchieste che hanno accertato casi di voto di scambio, in passato, hanno riguardato candidati che non avevano mai raggiunto alcun risultato. Si tratta di situazione marginale, ma comunque gravissime, con protagonista gente che non è mai arrivata da nessuna parte».
Pochi giorni dopo la presentazione del suo principale antagonista, Caldoro fece un chiaro riferimento a cosa pensa del “modello Salerno” di De Luca.
«Su Vincenzo De Luca bisogna fare un’operazione verità. Vorrei conoscere quale è il trend di crescita degli ultimi anni della città di Salerno. E poi la vera rivoluzione a Salerno è avvenuta anni fa, quando a guidare la giunta c’era il socialista Vincenzo Giordano, un vero galantuomo da poco scomparso, che disegnò la nuova città. Certe, De Luca faceva parte di quella giunta, ma la testa era un’altra».
Di sondaggi non si può parlare. L’unico modo per misurare la vigilia del voto è rappresentato dalle sensazioni. E anche dall’ottimismo che viene dai candidati. In questo Caldoro è sicuro.
«Non parliamo di sondaggi, mi affido ai bookmakers inglesi che non sbagliano mai. Sono giorni che ci danno vicini a Zaia (il candidato governatore del Pdl-Lega in Veneto, ndr) nelle quote di vittoria finale alle amministrative. Loro non sono mai falliti, quindi fanno sicuramente testo. L’unico rammarico è che chi scommette su di noi prenderà pochi soldi…».
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