di Angelo Di Marino
La politica in Campania non cambia mai. Il voto regionale poco poteva: comportamenti e modalità d’ingaggio sono sempre le stesse. Nel Pd lo scranno conteso tra Valiante e Picarone è la plastica conferma della spaccatura bassoliniani-deluchiani.
Il posto verrà aggiudicato da un tribunale. Scontato il ricorso alle carte bollate, finì così anche cinque anni fa tra Carpinelli e Morrone. Non è certo il viatico migliore per quella che dovrebbe essere la svolta dei democratici, già sommersi dai problemi fino al collo. Ai vecchi si sono sommati i nuovi. Perché il patrimonio elettorale accumulato da De Luca rappresenta una grana non da poco per un partito ancora alla ricerca di un’identità. Che il sindaco di Salerno sia il leader del Pd campano dovrebbe essere cosa nota, ma in realtà la situazione è altra. De Luca guida solo una pattuglia, il resto della truppa continua a ragionare come prima, anzi più di prima. Bassoliniani da una parte, gli altri dall’altra. E questo influirà non poco in consiglio regionale e sulle prossime elezioni a Napoli. Dove la Iervolino sta per essere travolta dalla sua stessa maggioranza, prefigurando il nulla rispetto all’avanzata sicura e perentoria del centrodestra.
Napoli è di nuovo tappezzata di manifesti con la salernitana Carfagna accanto a Pietro Diodato, i quali ringraziano per la valanga di preferenze (84mila in due) e lanciano l’assalto al municipio più importante del Sud. Meglio partire in anticipo, anche se il rischio per il Pd è quello di non riuscire neanche a mettere in moto. A Salerno? Conteranno i voti di De Luca e l’abilità di Cirielli che nei ballottaggi potrebbe assestare uno o due colpi non di poco conto.
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pubblicato su “la Città” dell’11 aprile 2010
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