di Angelo Di Marino
Tempi duri. La finanziaria di Berlusconi somiglia a un sudario, unico abito che il Paese può permettersi e che segnerà il viaggio, tutto lacrime e sangue, dei prossimi mesi. A botta di cure dimagranti, il Sud rischia di rimetterci le penne, a causa di provvedimenti che non tengono conto dell’oggettiva condizione in cui si trova la nostra terra. Stremata da malgoverno e disamore, la Campania poi è quella messa peggio nel lotto. L’ultima goccia, già fuori dal vaso, è quella del pedaggio sulla Salerno-Avellino e sull’A3. Ma ci pensate? Pagare per andare a Montoro o a Serino, sbigliettare chi va all’Università o transita per la Valle dell’Irno: esercizi da fachiri che costringeranno migliaia di pendolari a farsi i conti in tasca. Sapendo di non avere alternative. Non esistono, di fatto, collegamenti su ferro, mentre quelli pubblici su gomma costeranno di più, proprio a seguito dell’introduzione del balzello. Ecco, la differenza con il nord, è questa: noi siamo spalle al muro, al settentrione una via d’uscita è compresa nel prezzo. Perché hanno treni locali e bus che funzionano meglio e politiche di sostegno da noi mai viste. Insomma, loro pagano e possono usufruire dei servizi per i quali anche noi versiamo l’obolo, senza però ottenere nulla in cambio.
Che c’è da stingere la cinghia se ne sta accorgendo anche il sindaco di Salerno. Pronta una raffica di tagli che non depone bene sullo stato di salute delle finanze comunali. E che dire di Caldoro che passerà alla storia per essere il governatore che chiuderà uffici e sedi, mettendo il lucchetto anche ai telefoni. Servirà davvero a qualcosa?

pubblicato su “la Città” del 30 maggio 2010

Condividi questo articolo

Segui