di Angelo Di Marino
Per una volta guardiamo in casa d’altri. In Francia, a cavallo di Ferragosto, ha destato scalpore l’editoriale dell’Express, a firma di Cristophe Barbier, dal titolo “Curriculum mortae”. Senza mezzi termini, uno dei più accreditati e diffusi periodici europei ha puntato l’indice e snocciolato cifre: “Il 13% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni è senza lavoro e la situazione continua a degenerare”. Poi l’affondo: “Davanti alla disoccupazione, ai giovani non resta che scegliere tra crimine, rivoluzione e suicidio”. Tre strade che non portano lontano, come ammette lo stesso Barbier nel suo articolo: “Chi prende un lavoro a nero non fa altro che precipitare, mentre la rivoluzione nasce spesso dal mostro dell’integralismo religioso. Ai giovani non resta che rassegnarsi all’autodistruzione, rimpinzandosi di televisione e inebriandosi di paradisi artificiali che portano sulla strada della morte”. Parole forti e fotografia impietosa di una realtà che accomuna l’Occidente, ancora etichettato come evoluto. Ecco, se i francesi pensano questo della loro società, sicuramente più robusta ed all’avanguardia, cosa possiamo mai dire della nostra situazione? Tenendoci lontani da inutili e pericolosi paragoni (purtroppo siamo distanti anni luce dagli odiamati cugini transalpini), ci troviamo costretti a rivedere innanzitutto i numeri: da noi, al Sud, la forbice dei disoccupati si allarga dai 18 ai 50 anni (e non i 24 di cui scriveva Barbier) spingendosi fino alla soglia della pensione, con record di lavoro nero e sotto occupazione che da anni deteniamo senza temere avversario alcuno. Per non parlare di quella che l’Express chiama “rivoluzione” e che qui sarebbe giusto definire “presa di coscienza”. Assistiamo, in realtà, ad un impoverimento progressivo ed inarrestabile della cultura civica, divenuta merce a poco prezzo da contrabbandare come scaduta ed obsoleta per evitare guai. Pensando a tutto questo, si parano davanti ai nostri occhi i volti dei precari della scuola, dei genitori di alunni diversamente abili rimasti privi di sostegno, dei dipendenti delle cliniche senza stipendio e futuro, dei pendolari lasciati a piedi perché non garantiscono guadagni alle Ferrovie. E che dire della crisi che da emergenziale è divenuta cronica, almeno per la nostra Campania e l’intero Mezzogiorno. E allora, non resta che esclamare: ma che razza di Paese siamo? E dove mai è nascosta la classe dirigente che dovrebbe assicurare al meridione politiche di sviluppo? A dire il vero, ci basterebbe non precipitare nel baratro, ma anche i più semplici argini si trasformano in opera ciclopica ed irrealizzabile quando gli impegni si declinano al di sotto della linea del Garigliano. Così come non servono gli sforzi delle amministrazioni locali (Province e Comuni) che provano a limitare i danni ma non hanno più quattrini da impiegare.
Come se non bastasse, siamo in campagna elettorale. Non è certo una novità, visto che nel nostro Paese, al momento di infilare la scheda nell’urna, si pensa già alle votazioni che verranno. Il clima da “Ok Corral” che ha trasformato il centrodestra in uno spaghetti-western (con buona pace del compianto Sergio Leone) ha ulteriormente contribuito ad alimentare una faziosità che spesso scade nel ridicolo. Dall’altra parte, abbaglia l’evanescenza di un centrosinistra che adesso vede in Fini il paladino buono per tutte le stagioni. Da qualche settimana, per esempio, sono spuntati nelle strade di Napoli dei cartelloni pubblicitari 6 metri per 3 su cui campeggiano gli obiettivi raggiunti da Berlusconi in Campania: “Risoluzione emergenza rifiuti, mai così tanti successi contro la criminalità organizzata, sempre al fianco delle famiglie e dei lavoratori, Sud sempre protagonista in Europa e nel mondo”. Tralasciando la raccolta dell’immondizia, che ci porterebbe a parlare di quello che sta accadendo in molte città della nostra regione, le altre considerazioni esposte sui manifesti potrebbero diventare altrettante domande rivolte ai cittadini. Vi sentite sicuri e protetti rispetto agli attacchi della camorra? Sentite al vostro fianco, nei problemi quotidiani, la politica ed il governo? Ritenete di essere protagonisti in Europa e nel mondo? Pensateci bene prima di rispondere. Anche se è davvero impossibile sbagliare.
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pubblicato su “la Città” del 5 settembre 2010
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