Omicidio Vassallo: Pollica un mese dopo tra ombre e speranza

di Angelo Di Marino
Trenta giorni. Messi in fila fanno un mese. Ma qui a Pollica il calendario si è fermato in quella sera di settembre quando una mano ancora ignota ha ucciso un uomo, un pescatore, un sindaco. E ha lacerato il cuore di un paese e della sua gente, spegnendo sogni e speranze. La ferita non è rimarginata, anzi continua a sanguinare. Questo è un posto che sta vivendo una dimensione che non è la sua e mai lo sarà. Finito sotto gli occhi del mondo intero e accomunato con una parola che pesa come una condanna frettolosa e ingiusta: camorra. Ecco, questo non dà pace alla gente di Pollica che è come si trovasse sospesa in un limbo. Da paradiso terrestre a zona sotto tutela, da oasi ad inferno senza neanche passare per il purgatorio. No, non è questa Pollica. Ma è sentendo in bocca questo retrogusto amaro e sgradevole che la vita qui continua a scorrere, sia pure a fatica come sempre accade quanto ti viene a mancare qualcuno.
Dopo un mese, spenti i riflettori dei talk show e dei collegamenti in mondovisione, abbiamo ritrovato la gente di sempre, quella che solitamente in questo periodo dell’anno pensa a coccolare il manipolo di turisti-amatori
che hanno eletto questo lembo di Cilento a loro meta. Così come al porto osservi i volti rugati dei pochi pescatori presenti e che riparano le reti, aspettando di riprendere il mare dopo il fermo biologico.
Ma è anche una Pollica che si interroga, che ha ancora troppe domande da fare senza aver ancora ricevuto una sola risposta. C’è una cappa che incombe sul paese e non è certo quella rappresentata dalla nuvolaglia che segna il cielo in questi incerti giorni di inizio autunno. Si taglia a fette, manco fosse la nebbia di un nord lontano e mai evocato. Con il passare dei giorni, e ne sono trascorsi trenta da quella sera maledetta, maturano anche altri sentimenti che portano a guardare con molta lucidità a come Acciaroli, Pioppi e in parte la stessa Pollica siano cambiate in questi anni. Era sicuramente la lente d’ingradimento che usava ormai da tempo Angelo Vassallo, e che lo aveva trasformato in un garante prima ancora che in un sindaco. Selezionava e amministrava, compito sicuramente sgradevole per un politico, sia pur anomalo come lui. Adesso quella selezione è diventata necessità per la gente di Acciaroli che si scopre guardinga come mai prima nella sua storia.
Ecco, questi luoghi paradisiaci rappresentano davvero un’eccezione nel nostro sud. Ma non vivono più in simbiosi perfetta con la pace e la tranquillità che il mare, i silenzi e il cielo stellato trasmettono da secoli a viandanti e residenti. Forse non basta più per chiudere la porta e lasciare la chiave nella toppa. Non basta più per allargare le braccia e accogliere tutti come vecchi amici. Non basta più per credere in un futuro tutto in discesa.
Chi ha ucciso Vassallo ha innanzitutto strappato ai suoi affetti un uomo che non sarà dimenticato. Ma ha anche spento i sorrisi del popolo di Angelo, costringendolo a mettere sotto chiave quei sogni che, un mese e un giorno fa, erano patrimonio di tutti. Forse, e a modo suo, anche di chi poi ha premuto quel maledetto grilletto.

pubblicato su “la Città” del 6 ottobre 2010

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