Salerno. “Principio di precauzione”. Si sono appellati all’articolo 15 della Convenzione internazionale di Rio del 1992 – che sancisce il diritto dei cittadini di essere dalle istituzioni tutelati dai rischi ambientali – i membri delle associazioni ambientaliste e dei comitati che hanno partecipato al dibattito “Ambiente e salute, il ruolo della politica”, organizzato dal circolo Sel “Miriam Makeba”. A prendere parola durante l’incontro, moderato dal direttore de “la Città”, Angelo Di Marino, l’oncologo Giuseppe De Cataldis, che ha sollevato l’annoso problema relativo alla presenza tossica delle fonderie Pisano a Fratte, l’avvocato Giampiero Meo, consigliere nazionale Greenpeace, l’ingegnere Daniela Caracciolo del comitato “No inceneritore” dei Picentini, l’assessore comunale all’Ambiente, Gerardo Calabrese, e il senatore Guido Pollice, presidente nazionale “Verdi ambiente e società”. Diverse le questioni affrontate dal tavolo, prima fra tutte dalla necessità, sottolineata a gran voce da De Cataldis, della riattivazione, o per lo meno della “utile gestione” del registro dei tumori nella provincia di Salerno, attualmente diretto da Antonio Giordano, subentrato alla precedente direzione con il cambio al vertice di Palazzo Sant’Agostino. “Un ottimo professionista – l’ha definito De Cataldis, ex membro del comitato scientifico dell’istituto – ma che ha poca dimestichezza con il registro tumori”. “Se noi dobbiamo avere dei dati persuasivi sull’incidenza dei tumori – ha continuato l’oncologo – è necessario che il registro funzioni così come ha funzionato per dieci anni”. Inevitabile tirare in ballo la questione “fonderie Pisano” per cui il medico, in passato impegnato nel rilevare la presenza di linfomi tra i residenti nell’area interessata dai fumi di scarico della fabbrica, ha auspicato la delocalizzazione più volte annunciata ma mai attuata. Daniela Caracciolo, che ha affrontato il problema dei rischi che corrono gli abitanti dei Picentini distanti solo pochi chilometri dalla cementeria di Salerno, ha invece puntato il dito contro l’Arpac incapace di effettuare dei rilievi approfonditi sul grado di tossicità dell’area nella zona. L’assessore Calabrese non ha potuto far altro che recepire queste istanze sottolineando però come spesso il Comune non abbia i mezzi economici e le competenze per intervenire.
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