Il sogno di Gubitosi: “Non servono contributi ma solo investimenti”

di Angelo Di Marino
Sarà l’anno della felicità e non della fine del mondo. La vede così Claudio Gubitosi, l’uomo del Giffoni Experience, che per sfatare ogni interpretazione poco benevola delle profezie sul 2012, ospiterà un guru dei Maya per parlare di futuro e del bivio che ci aspetta nell’anno che sta per arrivare. Il patron del festival cinematografico per ragazzi declina la sua creatura utilizzando la prima persona singolare. Senza mai escludere qualcuno, coinvolgendo tutto e tutti. Anzi travolgendo tutto e tutti, perché è lui il motore che da 42 anni fa viaggiare un’idea sulle strade del mondo.
Gubitosi, fuori si respira aria di crisi, invece a Giffoni c’è come al solito tanta voglia di fare…
Il Giffoni Experience ha un animo irrequieto che, pur avendo numeri unici, sente la solitudine del numero primo, guardando alle tappe raggiunte con amore, ma pensando al presente e ancor di più al futuro. E penso alle mie radici, a Giffoni ed alla provincia di Salerno. Uno degli aspetti più importanti è che sono stato attento a non far crescere solo Giffoni, dove il binomio con quello che facciamo è talmente stretto che è diventato un brand apprezzato in tutto il mondo: doveva crescere tutto il territorio. Al Comune di Giffoni negli ultimi dieci anni sono arrivati finanziamenti per oltre cento milioni di euro, quarant’anni fa c’era un solo ristorante, adesso ce ne sono 33. Intorno a Giffoni, poi, ci sono settanta bed e breakfast. Luoghi che attirano con la loro poesia, e dove si è creata un’identitità positiva dove si vive bene, creando al contempo economia.
Altro che festival…
Ho cancellato la parola “festival”, adesso siamo Giffoni Experience, perché quella parola ci stava ormai stretta, troppo stretta. Quotidianamente ci poniamo delle domande: dove vogliamo arrivare con le nostre idee? La verità è che quello che facciamo forgia le coscienze dei ragazzi e plasma anche il territorio dove ci troviamo. “Experience” perché è un’esperienza che cresce anno dopo anno. Ecco perché di Giffoni ne parlo adesso e non solo a ridosso dell’evento, come avviene per i festival di tutto il mondo. Invece per noi è necessario parlare dei risultati che raggiungiamo: non solo programma, ma dietro c’è una filosofia ben precisa.
Non mi dica però che il mondo di Giffoni è tutto rose e fiori.
Il mondo di Giffoni è fatto di tante cose belle, ma anche di molte preoccupazioni. Questo è il momento più delicato per noi, perché Giffoni non può vivere senza strutture. Per fare cinema ci siamo inventati la Cittadella, oltre a piazze, slarghi, parchi, giardini. Ho la certezza che Giffoni abbia delle prospettive ancora enormi. Quando venne finanziata la Cittadella avevo tre dipendenti, ora ne ho 50. Significa che la potenzialità inespressa è enorme, questo polo non ha ancora attivato il suo pieno sviluppo. L’idea di fare un grande passo, che non è nella genetica dei festival “normali”, come la produzione e la distribuzione.
Cos’è un manifesto contro la vecchiaia?
A 42 anni un’idea potrebbe sembrare vecchia, invece ringiovanisce ogni anno che passa. E l’entusiasmo aumenta ad ogni edizione.
Come al solito Gubitosi va controcorrente: c’è crisi e lei spinge sull’acceleratore…
Ci sono fattori che ci portano a dire che possiamo osare. Pensi che non siamo in grado di ospitare i flussi turistici scolastici, perché non abbiamo strutture per accogliere i ragazzi. La sfida maggiore è quella di entrare nel mondo della produzione e della distribuzione. Il privato interviene quando il pubblico avrà fatto la sua parte. Un’arena che non sarà più sola, ma al servizio di tutta la provincia e dell’intera regione: uno spazio da settemila posti per ospitare concerti e grandi eventi da aprile a ottobre. Qui ho opere incredibili, non scrivo più ad attori e registi perché non ho più posto per conservare queste cose. Ho ET, King Kong, l’intera galleria di opere firmate da Carlo Rambaldi. Ho pellicole per fare una cineteca che non avrebbe eguali al mondo, con la storia del film per ragazzi dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri.
Hollywood, insomma…
Con le tecnologie che abbiamo non c’è bisogno di costruire degli studios, bensì degli ambienti particolari dove realizzare fiction per ragazzi e film. Qui abbiamo tecnici e talenti eccezionali che vanno via perché non c’è come occuparli. Un incubatore, insomma, dove sviluppare la nostra idea e con un marchio che è sinonimo di affidabilità.
Ma la politica ci crede o no in Giffoni?
E’ giusto che la Regione investa su un progetto solido e credibile, che dia al territorio l’opportunità di crescere e svilupparsi, creando occupazione attraverso la formazione. Ci sono tutti gli elementi per catturare gli investitori privati, che sono anche pronti. Da sette anni abbiamo attivato il percorso di finanziamento per Multimedia Valley, e nel giugno scorso è stata completata l’ultima formalità. La prima tranche di 20 milioni su 80 è pronta, ora tocca alla Regione sbloccare quei soldi.
La Regione Campania che è alle prese con i tagli alla sanità, ai trasporti…
E’ il tempo della scelte che significa dare o meno un futuro a questo territorio. E sarà una scelta determinante non tanto per noi quanto per le future generazioni. Il mio interesse non è quello di fare un festival, si fece il mio nome per Venezia ma io faccio un’altra cosa. Sono un uomo di provincia, quindi so che ci vuole coraggio per trasformare questo territorio.
Forse è anche perché il territorio non restituisce quanto Giffoni ha dato?
Abbiamo fatto fatica negli anni a conquistarci i cosiddetti fondi pubblici. Ma Giffoni non vuole contributi o finanziamenti, bensì investimenti. Perché abbiamo dimostrato che se investi un milione, Giffoni te ne restituisce quattro. Giffoni doveva essere vissuta fuori dall’elenco delle manifestazioni da finanziare, noi non siamo un evento, siamo una realtà solida e conosciuta ovunque. La Regione nel 1975 finanziò per la prima volta Giffoni con 50mila lire e se non ci fossero state forse non saremo qui.
Multimedia Valley subito, altrimenti ci arrabbiamo per dirla con Bud Spencer.
Il prodotto è anche un’idea, non soltanto la mozzarella o una pianta. Ma ci ho messo dieci anni per farlo capire ai tecnici dell’Unione europea ed agli amministratori della Campania. Si tratta di un investimento strutturale da portare a termine per il bene di tutti, e che diventerà il vero fiore all’occhiello. 42 anni di storia credo abbiano un peso, soprattutto se maturati in un territorio come il nostro. Qui non c’era niente, mentre i grandi festival si fanno a Venezia, a Cannes, a Toronto.
A proposito di grandi star…
L’anno prossimo dedicheremo tutta la rassegna a De Niro, che venne nel 1982 qui a Giffoni. Sono passati trent’anni…
Il tema del 2012 è la felicità. Che fa scherza?
Dobbiamo rimboccarci le maniche, ricordando che avere la felicità e un nostro diritto. Con un cardiologo discutevo di come il cuore sia il centro della felicità, forse alla fine l’ho convinto. Quest’anno, sappiamo che c’è la data del 21 dicembre. Ci sarà una sezione interamente dedicata alle catastrofi, ma faremo venire i ragazzi aztechi e un loro guru. Che ci dirà che dal 21 dicembre 2012 inizierà l’epoca della felicità.
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pubblicato su “la Città” del 23 novembre 2011
Una master class speciale
Il giorno 24 abbiamo richiamato i giurati che hanno mostrato più interesse per metterli a lavorare, a scoprire la qualità dello stare insieme. Tra di loro ci saranno futuri avvocati, diplomatici ma anche qualcuno che studia all’Actor’s Studio. E’ una Masterclass speciale, fuori festival. Da qualche anno poi sento forte il dovere di andare nelle università. A Tirana per due ore abbiamo comunicato il senso di Giffoni ai ragazzi, così come alla Bocconi, a Napoli, a Salerno. Quello che è stato fatto a Giffoni non è irripetibile, l’importante è l’idea ma soprattutto credere in se stessi. Ed è quello che dico ai ragazzi, dò loro la chiave per aprire la loro personalità. Devi essere importante per te stesso, così lo diventerai per gli altri.
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