di Angelo Di Marino
La città di Salerno è presente all’America’s Cup in svolgimento a Napoli. Nello stand dedicato alla promozione turistica e all’accoglienza, nel cuore del Village allestito in Villa comunale, un intero bancone è destinato alle bellezze del capoluogo salernitano. Tra i gadget più richiesti dai turisti una dettagliata carta topografica del centro cittadino, in formato A3 e offerta al pubblico da hostess sorridenti e pronte a fornire informazioni. «In pochi giorni sono già transitate migliaia di persone e non facciamo in tempo a rifornire il banco di cartine di Salerno che decine di mani sfilano la propria copia da portare via e consultare», conferma una delle hostess. Un bel colpo, non c’è che dire, anche perché il Village ha aperto sabato scorso e in tre giorni è stato preso letteralmente d’assalto. Ma ad una più accurata analisi, alla Salerno promozionata a Napoli manca qualcosa. Da nessuna parte compare, infatti, la ormai famigerata “S” di Vignelli, così come risulta assente lo stemma del Comune con l’effige di San Matteo. E in effetti la Salerno presente all’America’s Cup è targata Caldoro, visto che sui gadget sono presenti solo i marchi della Regione (Assessorato al Turismo), dell’Ept e dell’Azienda di Soggiorno di Salerno. Eppure la dettagliata mappa, che sta andando nelle mani di migliaia di visitatori italiani e stranieri, fornisce tutta una serie di informazioni utili per i potenziali turisti. Si va dall’elenco completo di tutti gli hotel e le pensioni cittadine, alla descrizione dei siti museali e monumentali. Presenti anche i “cavalli di battaglia” del sindaco, quali il teatro Verdi e il Giardino della Minerva. Chiese e cattedrale completano il vademecum che, ironia della sorte, riporta in bella mostra le stazioni della metropolitana, con tanto di scritta in rosso fuoco. Chissà cosa ne penserà l’assessore Vetrella il quale, proprio su una pubblicazione interamente realizzata dal governo Caldoro, vede ratificare l’esistenza della linea ferroviaria cittadina da lui disconosciuta come tale. Insomma a Napoli viene pubblicizzata, accanto alla gettonatissima Napoli di de Magistris, alle Costiere da Castellammare a Palinuro e ai siti borbonici di San Leucio e Caserta, una Salerno che porta la firma di Caldoro e non di De Luca. Che poi è la stessa, visto che la storia, le tradizioni e la cultura di una città sono patrimonio universale e non di una parte politica. Sarà che l’America’s Cup, mesi addietro, si era estemporaneamente materializzata nelle suggestioni notturne di qualcuno, tramutate in una mini campagna mediatica veicolata attraverso canali compiaciuti, salvo poi capire che la manifestazione era già legata indissolubilmente a Napoli. Diventando così di colpo una “coppetta” e una “fiera di paese” nelle esternazioni del sindaco De Luca. Ma Salerno c’è tra le vele colorate e gli stand gremiti da turisti e nocchieri. Ci ha pensato la Regione a collocarla tra le perle della Campania, cioè dov’è da sempre perché natura e storia hanno deciso così da secoli. Mancano la “S”, le luci d’artista e San Matteo: forse c’è chi crede siano proprietà privata da tenere sotto chiave. E da tirare fuori solo quando servono ad acuire inutili personalismi, in nome di un isolamento che non serve a nessuno.
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pubblicato su “la Città” del 10 aprile 2012
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