di Angelo Di Marino
Vergogna. La proviamo noi nel raccontare ogni giorno lo scempio del trasporto pubblico a Salerno. La sterile contrapposizione tra fazioni che per l’ennesima volta prende il sopravvento sulla realtà. Fatta di gente che resta a piedi e di intere comunità emarginate dalla mancanza di collegamenti. La nostra è la cronaca in presa diretta di una sconfitta che è totalmente ascrivibile alla cattiva politica, la stessa che continua a scannarsi facendo finta di niente.
Vergogna. La dovrebbero provare i protagonisti di questa storiaccia. Amministratori, politicanti, portaborse, accompagnatori plaudenti di un sistema che va avanti da anni e che ha un denominatore comune: la lottizzazione. L’accaparramento di posizioni sullo scacchiere del potere, collocando fedelissimi e adepti su poltrone e strapuntini, è la pratica più diffusa a Salerno come nel resto d’Italia. Ed è alimentata in maniera assolutamente trasversale, senza alcuna distinzione di fede politica o razza partitica. Scelte compiute non certo in ragione della qualità o della competenza, bensì dell’appartenenza spesso muta e cieca rispetto a questa o quella corrente.
La situazione comatosa in cui versa il Cstp è la chiara dimostrazione di tutto questo. Per anni è stato uno dei petali del profumato fiore messo all’occhiello dagli uomini del centrosinistra e, in particolare, da Vincenzo De Luca. Senza mai averne fatto mistero, ai vertici di aziende e consorzi a partecipazione pubblica negli anni si sono succeduti soltanto i fedelissimi del sindaco di Salerno. Mai nessuno a batter ciglio, anzi la gara a scalare la classifica di gradimento agli occhi del plenipotenziario è stata la disciplina agonistica più diffusa nei salotti, così come negli studi professionali di questa città.
Nel 2009 cambia qualcosa. O meglio il pallino del gioco si sposta, a causa della vittoria di Edmondo Cirielli alle Provinciali. Dopo anni di silenzio e di patti trasversali di non belligeranza e opposizione a freno tirato, si scatena la controffensiva con la progressiva colonizzazione dei consigli di amministrazione in enti più o meno utili. Il Pdl locale ha provato in questi tre anni a riproporre le stesse liturgie, ribaltando assetti e proporzioni rispetto a quello che era divenuto un avversario da demolire.
Peccato (per loro) che nel frattempo il governo Berlusconi, la crisi economica e le oggettive difficoltà in cui versa l’Occidente abbiano progressivamente ridotto le aspirazioni trasformandole in crisi infinite, con liquidatori a prendere il posto dei consiglieri d’amministrazione dal gettone facile. Laddove l’occupazione delle poltrone a scapito del nemico era riuscita, abbiamo assistito invece allo sgretolamento di interi apparati con enti, aziende e partecipate che sono finite sul lastrico.
Da qui l’esigenza di sostenere che tutte le colpe del disastro fossero di chi c’era prima. O della Regione che taglia Salerno. Sarà pure vero, ma visto che nel frattempo sono passati mesi e mesi, per non dire anni, chi ha impedito fisicamente ai “nuovi” gestori di prendere in mano la situazione o almeno tirare l’allarme prima di deragliare? Nessuno, ovviamente. C’era e c’è un copione da rispettare che è quello di pensare prima alle poltrone, poi eventualmente agli interessi comuni. Che in questo caso sono i pendolari, gli studenti, gli autisti. La gente che sui bus ci sale davvero.
Scommettiamo che nessuno dei protagonisti di questo scempio ha mai preso un autobus o un treno locale? Provassero lorsignori a prenderlo un pullman aspettando alla fermata insieme ai pensionati o alle casalinghe, oppure tentassero di sedersi in mezzo al lerciume di un regionale che non arriva mai. Proverebbero l’ebbrezza che ogni giorno migliaia di salernitani sono costretti a subire. E che ora non hanno neanche più uno scomodo sedile come compagno di viaggio.
E non è finita qui. Adesso verrà l’ennesima spartizione, che si materializzerà attraverso uno spezzatino indigesto ancor prima della cottura. E anche chi ora urla allo scandalo, si adeguerà evocando la ragion di Stato. Accomodandosi in poltrona per l’ennesima volta.
pubblicato su “la Città” del 15 aprile 2012
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