Con la legge sulla diffamazione, approvata in Senato, libri d’inchiesta come “Novantadue” o “Il Casalese”, presentati da alcuni dei loro autori al Punto Einaudi di piazzetta Barracano, sarà ancora possibile leggerli, verranno ancora pubblicati? Queste domande hanno inevitabilmente accompagnato l’incontro di in cui sono intervenuti alcuni dei saggisti che hanno preso parte ai due progetti editoriali, quali Anna Bisogno e Ciro Pellegrino per “Novantadue. L’anno che cambiò l’Italia”, volume edito da Castelvecchi nella collana RX e curato da Marcello Ravveduto, e Massimiliano Amato, autore del saggio “Affari di famiglia” racchiuso ne “Il Casalese. Ascesa e tramonto di un leader politico di Terra di lavoro”, pubblicato da Cento Autori, due libri che hanno segnato profondamente il dibattito dell’opinione pubblica nell’ultimo periodo. Pellegrino, in realtà, è presente in entrambi i volumi: nel primo affronta la vicenda di malasanità legata al sangue infetto scoppiata proprio nel ’92, nel secondo racconta gli “ultimi giorni” di Cosentino nel panorama politico della Campania, prima dell’elezione di De Magistris a sindaco di Napoli. A dare una lettura politica degli avvenimenti raccontati o ricostruiti nei due libri è stato Isaia Sales, protagonista della stagione di cambiamenti che visse l’Italia a partire dal ’92, «quando la mafia, con le stragi di Capaci e via D’Amelio, cercò di sostituirsi ai poteri dello Stato arrivando poi a rendere Cosentino interprete di questa anomalia mai attuata prima». Durante l’incontro al Punto Einaudi, moderato dal direttore de “la Città”, Angelo Di Marino, si è cercato di ripercorrere quel filo rosso che dall’anno di Tangentopoli, del maxi processo alla mafia, dell’uccisione di Falcone e Borsellino, arriva fino ai giorni nostri.
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