Tredici capitoli, tredici testimonianze di sacerdoti che dedicano la propria esistenza agli ultimi. Una Chiesa in prima linea, vicina alle persone: è questo quello che vuole raccontare il volume “La Buona Novella – Storie di preti di frontiera” (edito Guida), frutto del lavoro della giornalista Ilaria Urbani. «L’avventura continua – ha spiegato Samuele Ciambriello, curatore della collana “We Care” – questo secondo libro racconta storie di vita. L’iniziativa editoriale nasce dall’esigenza di valorizzare saperi, intelligenze e talenti in un momento storico nel quale è fondamentale promuovere un agire riflessivo». Il racconto della “frontiera” di Napoli, è affidato al dialogo che l’autrice intesse con i messaggeri della “buona novella”: il cappellano del carcere di Poggioreale don Franco Esposito; don Aniello Manganiello, ex parroco di Scampia; padre Antonio Bonato, missionario comboniano a Castel Volturno; padre Carlo De Angelis, una vita al fianco dei tossicodipendenti; padre Fabrizio Valletti, gesuita a Scampia; don Gaetano Romano, che opera nella periferia orientale sin dal caos post terremoto; don Antonio Loffredo, che ha scommesso sull’impresa solidale per salvare il rione Sanità; don Félix Ngolo, che fa del calcio un momento di integrazione nell’hinterland flegreo; don Vittorio Siciliani, memoria storica di Scampia fin dagli anni in cui furono costruite le Vele; don Tonino Palmese, con la sua opera di diffusione della legalità; don Mario Ziello, voce battagliera dai Quartieri Spagnoli; padre Domenico Pizzuti ed il suo impegno per la convivenza con i rom; padre Alex Zanotelli, dall’Africa a Napoli per la rivoluzione dal basso. «E’ il racconto di una chiesa che ama senza se e senza ma – ha aggiunto il direttore del quotidiano “la Città”, Angelo Di Marino – il lavoro di quanti hanno pagato anche con la vita la loro missione per gli altri». Presente al rendez-vous anche uno dei protagonisti dell’opera: padre Carlo De Angelis. «Il male peggiore è quello di essere indifferenti rispetto a questa realtà – ha detto – la lotta è dura, bisogna combattere anche contro le istituzioni». A concludere è stata l’autrice: «Magari avessimo degli eroi – ha aggiunto – gli uomini che racconto non hanno fatto altro che occuparsi delle cose che sono sotto gli occhi di tutti con coraggio».
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