La mostra di Amos Gitai ispirata (come il suo film “Rabin, the last day”) all’uccisione di Rabin, il focus su William Kentridge, protagonista nei prossimi mesi degli eventi espositivi romani, con una selezione delle opere custodite nella collezione museale, l’esposizione di immagini dei più famosi fotografi per celebrare i 70 anni della Repubblica italiana: queste alcune delle iniziative del Maxxi nel 2016, un anno definito «molto importante, fondativo» dal presidente della Fondazione Maxxi Giovanna Melandri. In attesa di ospitare nel 2017 i capolavori della collezione Farah Diba di Teheran, mai visti in pubblico, il museo progettato da Zaha Hadid si conferma inoltre «poderoso strumento di diplomazia culturale e di ricerca» con quattro produzioni del museo esportate all’estero.
Il programma espositivo del Maxxi conta ben 17 rassegne, affiancate da incontri, dibattiti, momenti di approfondimento per un pubblico sempre crescente. «Nel 2012, quando è partito il nuovo consiglio di amministrazione – ha detto la Melandri – i visitatori erano circa 160.000. Ora sono più che raddoppiati e nel 2015 abbiamo toccato quota 355.268». In questo periodo, ha sottolineato il presidente, si è incrementato anche il sostegno dei privati grazie all’ingresso di Enel nel consiglio d’amministrazione, avvenuto nei mesi scorsi, e ora con l’accordo per i programmi con il pubblico stipulato con la Mini (Gruppo Bmw) che festeggia così i 100 anni dalla fondazione. Se tre importanti rassegne sono già state inaugurate a inizio febbraio (Jimmie Durham, Pierluigi Nervi e il Progetto Alcantara), il 6 marzo (e fino al 5 giugno) sarà la volta proprio di Amos Gitai. Chronicle of an assassination foretold, evoluzione del suo film “Rabin, the last day”. Non solo un omaggio al grande uomo di pace, ma anche il tentativo di ritrarre la crisi della società israeliana di oggi attraverso proiezioni, fotografie, tracce sonore e installazioni.
Sarà poi la volta di Highlights-Visions che dall’11 marzo al 4 giugno allestirà le opere di artisti e architetti quali Sou Fujimoto, Michelangelo Pistoletto, Paolo Soleri, Luca Vitone, Franz West e Chen Zhen incentrate sulla capacità di osservare il reale e di trasporlo in una dimensione soggettiva. Ecco per il 13 aprile l’arrivo al Maxxi di William Kentridge, a Roma per la presentazione del progetto Triumphs and Laments, opera straordinaria sui muraglioni di travertino del Tevere, che, ha aggiunto la Melandri, «il Maxxi ha sostenuto sin dall’inizio». Il grande artista sudafricano sarà il protagonista di una Conversazione e, da quel giorno, la collezione permanente (visitabile gratuitamente) si arricchirà di un focus delle sue opere custodite al Maxxi. Una selezione, ha spiegato Hou Hanru, di almeno sette lavori tra i più importanti che daranno vita ad About William Kentridge.
Dal 20 aprile al 4 settembre ci sarà invece Superstudio. 50 anni di Superarchitettura, che omaggia il famoso gruppo con un’installazione site specific e il ricco corpus di materiali che il Maxxi Architettura sta acquisendo per la sua collezione. Il 2 giugno invece con Extraordinary Visions il museo romano celebrerà i 70 anni della nascita della Repubblica italiana. Una mostra tutta dedicata al Belpaese visto e immortalato da grandi fotografi italiani e internazionali come Luigi Ghirri, Gabriele Basilico, Mimmo Jodice, Franco Fontana, Gianni Berengo Gardin, Hiroshi Sugimoyo, Armin Linke e altri. Lo stesso giorno aprirà Benvenuto! Sislej Xhafa, artista di origine kosovara, da sempre impegnato nell’indagine di temi quali l’accoglienza, l’identità, la nazionalità, le migrazioni, la legalità, oggi più che mai attuali.
Dal 21 giugno il Maxxi ospiterà la prima personale italiana di Shahzia Sikander, artista pakistana che lavora con diverse tecniche ispirandosi a immaginari e tradizioni indo-persiane trasposti nel linguaggio e nei temi di oggi. Mentre dal 21 ottobre si potrà visitare Alvaro Siza. Sacro, un’installazione site specific fatta di muri e pareti inclinate, in dialogo con le architetture di Zaha Hadid. All’interno disegni, modelli, schizzi di chiese, centri parrocchiali, cappelle, ma anche decorazioni sacre, mobili e oggetti, vesti e abiti religiosi, testimonianza di progetti iconografici del maestro portoghese. Grande attesa infine per la mostra clou del 2017, che porterà al Maxxi le opere della Collezione Farah Diba, circa 500 opere di arte contemporanea riunite dall’imperatrice tra gli anni ’60 e ’70. Per valorizzarla venne costruito un museo, ma alla fuga dello scià all’estero finì nei depositi dove è rimasta per 40 anni. Grazie a un accordo tra Iran, Italia e Germania, la raccolta sarà oggetto di una mostra itinerante, di quelle, ha concluso la Melandri, che potranno portare le file davanti all’entrata del museo.
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