Sull’aereo per Lisbona i giocatori del Napoli avevano imbarcato dei bagagli ricchi di autostima e fiducia dopo il 3-0 sull’Inter. Doti che tutto sommato si sono riviste anche nella delicatissima quanto complicata trasferta portoghese. Diciamo che gli azzurri hanno fatto tutto da soli in questo girone di Champions; nel senso che, dopo le prime due incoraggianti vittorie con Dinamo Kiev e Benfica, la strada per gli ottavi sembrava in discesa. Ma la squadra di Maurizio Sarri ha deciso di complicarsi la vita con le sue stesse mani inanellando due pareggi e una sconfitta con squadre, peraltro, ampiamente alla portata. Ed eccoci così arrivati allo stadio Da Luz a giocarci il tutto per tutto, con gli occhi rivolti ai 22 in campo ma con le orecchie puntate sullo stadio Olimpijs’kyj di Kiev, dove un terzo incomodo di nome Besiktas voleva a tutti i costi guastare la festa alle due favorite, Napoli e Benfica appunto. Impresa fortunatamente tutt’altro che riuscita (6-0 per gli ucraini il punteggio finale). E sebbene le notizie dall’Ucraina fossero fin da subito tranquillizzanti, il Napoli non è stato a guardare.
Primo tempo in sostanza equilibrato, ma alla fine con occasioni più nitide per gli azzurri. Di ritorno dagli spogliatoi, passato un momento di sbandamento iniziale, la svolta alla partita l’ha impressa Dries Mertens, subentrato a Manolo Gabbiadini. Assist e gran gol per il belga, che ancora una volta si è mostrato decisivo entrando dalla panchina. E nel complesso la squadra ha giocato una partita positiva; solita produzione offensiva, con annesso il solito poco cinismo, e anche una discreta compattezza difensiva visti i pochi pericoli corsi (fondamentale il rientro di Albiol). Piangiamo comunque il gol preso per la solita disattenzione individuale (ironia della sorte, proprio del difensore spagnolo). Ma forse questo poco conta in serate del genere; il Napoli è passato e da primo per giunta. Verosimile a settembre, poco pensabile due settimane fa. Un risultato che però, senza nascondere la soddisfazione per carità, mai come quest’anno è poco foriero di vantaggi pratici, viste le squadre classificate come seconde. Piccola consolazione, il ritorno in casa. Ma per questo la parola adesso passa all’urna di Nyon, lunedì alle dodici.
Intanto gli azzurri si godono, meritatamente, il felice momento. Per poi ributtarsi a capofitto sul campionato, dove pure sono stati persi punti negli ultimi tempi. Ma la qualificazione da primi, se da un lato ha comportato dispendio di energie fisiche e mentali, dall’altro può essere una buona iniezione di fiducia per riprendere una marcia sicura anche in Italia. Perché ha ragione Sarri a dire che l’entusiasmo non deve trasformarsi in euforia, però come si dice? Vincere aiuta a vincere.
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