Aveva detto di non voler entrare nel merito delle scelte dell’allenatore. Fatto sta che nel merito c’è entrato eccome il presidente del Napoli, Aurelio de Laurentiis. Con un tempismo davvero (im)perfetto, il patron azzurro si è presentato davanti ai microfoni subito dopo la partita contro il Real Madrid per rilasciare dichiarazioni che ormai tutti conoscono. E che tutti, o quasi, non hanno gradito. Un fiume in piena il numero uno azzurro, che ha lanciato stoccate sia nei confronti del tecnico, sia verso i giocatori scesi in campo. Questi i capi d’ accusa: poca cazzimma dei giocatori (escluso Insigne), inesistenza in campo della squadra, scelte di formazione incomprensibili, minutaggio troppo scarso per alcuni calciatori.
Ma quali sono state le ragioni di un’uscita così vulcanica da parte del presidente? Mania di protagonismo? Eccessiva delusione per la sconfitta? Ostilità verso l’allenatore pronta a saltar fuori alla prima occasione? Il dubbio rimane, mentre sicuro è che l’intervento sia stato fuori luogo. La partita infatti poteva e doveva essere celebrata diversamente; a prescindere dal risultato, il match contro il Real è già di per sé una notizia positiva perché innanzitutto è un momento di crescita, di maturazione per la squadra. E per i tifosi rappresenta un momento di felicità vedere un confronto con campioni come Ronaldo, Modric, Benzema, solo per citarne alcuni. E quelle parole invece hanno lasciato un po’ di amarezza. Poi, che la partita in sé non sia stata giocata bene sarà pur vero. Certo però manco ci si poteva aspettare il solito gioco brillante, come se davanti ci fosse stato il Bologna di turno; troppa infatti la differenza tecnica tra le due squadre, che ha permesso ai blancos di surclassare gli azzurri, anche se però senza dilagare. Ed ecco un’altra buona notizia, quella cioè di non essere usciti con le ossa rotte dal Bernabeu anche se il rischio c’è stato. Ecco, sicuramente agonismo e grinta sono un po’ mancati, ma c’era da aspettarsi un certo timore e disagio nel tempio del calcio mondiale vista la poca abitudine a giocare queste partite e la giovane età di alcuni uomini scesi in campo. E infine, ma non meno importante, rivolgere le critiche davanti ad un microfono invece che nello spogliatoio, in un faccia a faccia con i diretti interessati.
Dal canto suo, Maurizio Sarri ha cercato di non alimentare ulteriormente la polemica, inaspettatamente peraltro vista la sua poca diplomazia. Il tecnico si è limitato a dire che “il presidente può dire ciò che vuole, ma preferisco se ne parla con me”. Come dargli torto. Secca la risposta nei confronti di eventuali esperimenti tattici da provare nel corso del campionato e non durante una partita di Champions (quali esperimenti? Se il riferimento è al 4-2-3-1, questo è già stato visto in alcuni spezzoni di partita quando il Napoli si trovava sotto con il risultato): “Agli allenamenti ci sono io e decido io. Ho sperimentato tutto quello che c’era da sperimentare, le decisioni del campo sono le mie. Possiamo fare qualcosa di più, ma loro sono la squadra più forte del mondo”.
Veramente meritavano queste critiche, squadra e allenatore? Francamente no. E servirà un chiarimento tra le parti per non compromettere un rapporto, che nel caso del tecnico, è già abbastanza difficile. Oltretutto la squadra si sta rendendo protagonista di una stagione più che positiva, con grandissimi meriti del tecnico, che oltre ad aver dato il gioco migliore in Italia, sta valorizzando economicamente quasi tutti i calciatori della rosa. Anche per questo Aurelio de Laurentiis farebbe bene a tenerselo stretto. I tifosi intanto già hanno deciso da che parte stare; sta infatti impazzando su twitter l’hashtag #iostoconsarri. La verità è che ora il Napoli è diventato una polveriera, tanto da far scattare il silenzio stampa totale a tempo indeterminato, così come deciso proprio dal presidente.
Si parla tanto di una mentalità di giocatori e tecnico ancora da acquisire, il che sarà anche vero. Ma un lavoro in tal senso andrà fatto anche in società.
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