Il Real Madrid chiude un ciclo davvero terribile per il Napoli. Atalanta, Juventus, Roma e Blancos sono stati test impegnativi per gli uomini di Sarri, che si sono trovati nel giro di sette giorni a giocarsi i tre obiettivi di stagione (cosa che dovrebbe far riflettere sull’organizzazione del calendario dato che la circostanza è capitata anche alla Roma). Con un bilancio non facile da tracciare; sicuramente un neo, e forse qualcosa di più, la sconfitta in casa con l’Atalanta (in malo modo per giunta); certo, neppure fa piacere il 3-1 dello Juventus Stadium, arrivato per i grandi demeriti del Napoli del secondo tempo, ma con un risultato forse reso più ampio da un cattivo arbitraggio (che in ogni caso lascia aperte le speranze per la gara di ritorno); e infine, la vera nota lieta di questo periodo, l’inaspettata vittoria all’Olimpico che riapre tutto in ottica secondo posto.
A chiudere, si diceva, i Galacticos. La partita (forse) più importante. Per la storia e la forza dell’avversario era infatti questa la gara sulla quale erano puntati gli occhi di tutti i tifosi. Un vero e proprio evento storico giocare contro la squadra più forte del mondo, il cui unico precedente era vecchio di trenta anni. Ma forse, allo stesso tempo, anche la sfida meno importante; proprio perché il Napoli poco o nulla poteva contro il Real. E per questo tutti, o quasi, sapevano che era difficile chiedere ai ragazzi di Sarri il passaggio del turno. Ma il semplice ammirare quei campionissimi così da vicino, capire di essere tornati nel calcio che conta, è già di per sé una vittoria. La vera richiesta quindi è stata un’altra: quella di non sfigurare. Quella di dimostrare che questa squadra, nonostante l’enorme gap con l’avversario, se la può giocare con chiunque. E che avere un gioco, un’identità, certo non è sempre sinonimo di vittoria, ma alle volte può ridurre le distanze con i più forti. E questo desiderio, poco ma sicuro, è stato esaudito. I primi 50 minuti del Napoli contro il Real sono stati da applausi, con i “Galacticos” tutto a un tratto trasformati in “pequeños”. E proprio quando il San Paolo ci aveva fatto il pensiero, ci ha dovuto pensare un campionissimo come Sergio Ramos che, con due zuccate, ha provveduto a spazzarlo via.
Ma il Napoli, alla luce di tutto, ne esce bene. Almeno in teoria. Perché c’è modo e modo per salutare una competizione; e per come lo hanno fatto gli azzurri, grossi contraccolpi non ce ne dovrebbero essere. Aver messo sotto il Real Madrid deve dare infatti la consapevolezza a questa squadra di poter fare ottime cose, anche con avversari sulla carta invincibili. E dà anche indicazioni molto positive sul livello raggiunto e sull’enorme potenzialità in ottica futura; anche perché vedere, durante gli ottavi di Champions, un centrocampo in cui il più vecchio è un classe ’94 fa per forza ben sperare. Ecco cosa ci guadagna il Napoli da questo ottavo di finale e fidatevi, non è cosa da poco.
Senza Europa, adesso le energie saranno rivolte ai due obiettivi rimasti: secondo posto e Coppa Italia. Entrambi raggiungibili; meno due dalla Roma e un ritorno di semifinale di Coppa Italia da giocare in casa dicono che è ancora tutto aperto e con una Champions in meno si potrebbero perdere meno punti rispetto al passato. Forse manca un ultimo step a questa squadra che, se raggiunto, potrebbe tornare utilissimo nell’ultima parte di campionato: non sbagliare le gare contro le piccole, soprattutto tra le mura amiche.
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