Il giorno dei saluti. L’Italia del volley toglie le tende e lascia Torino e il Mondiale. Sul volto degli azzurri tutta la delusione per un treno perso che non sai se ripasserà. Ci sono protagonisti di questo torneo che difficilmente rivedremo in azzurro prossimamente. «Rinnovamento» è infatti la parola più spesa nelle ore successive all’eliminazione che ha lasciato fuori dalle semifinali i ragazzi di Blengini.
Proprio il futuro del commissario tecnico sembra quello più compromesso. A «mente fredda» e «con serenità», spiega il presidente federale Bruno Cattaneo, verranno prese decisioni sulla panchina azzurra. Il benservito, insomma, è soltanto rimandato e dovrebbe avvenire in occasione del prossimo consiglio della Fipav tra fine ottobre e inizio novembre.
E dire che Chicco Blengini dopo i Giochi di Rio aveva firmato un rinnovo di due anni con opzione per altri due. Adesso, invece, si ritrova a fare i bagagli: «Quando dicevamo di essere ambiziosi, non pensavamo certo al quinto posto –ha sottolineato il tecnico degli azzurri –. Di sicuro non siamo contenti, le aspettative erano alte ma ce le eravamo create anche noi. Il futuro? Per adesso non voglio pensarci».
Chi è sicuro di essere al passo d’addio con la nazionale è il martello Osmany Juantorena: «Il futuro lo deciderò con la mia famiglia, ma penso che questo possa essere stato l’ultimo evento con la maglia azzurra». Lo schiacciatore italocubano, preannunciando la sua uscita di scena, di fatto ci lascia senza alternative in un ruolo decisivo, soprattutto in campo internazionale: «Ne parlerò anche con Blengini. A mente fredda dico che ancora non siamo pronti a salire sul podio». Una implicita ammissione di come le cose non siano andate nel verso giusto in questo torneo che sembrava poter proiettare gli azzurri nuovamente sul tetto del mondo. «Siamo arrivati a Torino tra le sei migliori del mondo – dice il presidente federale Cattaneo –, ma la Serbia ha giocato una partita straordinaria».
La filosofia della Federvolley, insomma, tende a mitigare la delusione: «Il desiderio è sempre quello di primeggiare, di arrivare davanti a tutti. Ce l’abbiamo fatta dal punto di vista organizzativo e da quello del pubblico, meraviglioso, ma come squadra qualcuno è stato più bravo di noi», indora la pillola il presidente Cattaneo.
Colpa (o merito) degli altri, insomma, se noi siamo fuori. Non è proprio così. La nostra nazionale sconta la stasi che l’intero movimento pallavolistico registra da anni nel nostro Paese. Gli altri (le finaliste Brasile e Polonia giusto per fare qualche esempio non a caso) raccolgono quanto hanno seminato in termini di programmazione e sono pronti a inserire ricambi di valore in luogo di qualche mattatore in fase calante. Noi no, non abbiamo altre linee dietro quello che hanno combattuto fino a ora. E tra pochi mesi sarà già aperta la caccia per un posto ai Giochi olimpici di Tokyo. Non c’è tempo da perdere.
Articolo pubblicato dai quotidiani locali del Gruppo Gedi il 30 settembre 2018
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