Dentro o fuori, Polonia-Italia è il primo bivio del ct. Mancini: «Non siamo all’anno zero, serve pazienza»

Nations League: Polonia-ItaliaIl capitano azzurro Giorgio Chiellini e il ct Roberto Mancini parlano alla vigilia di Polonia-Italia (Ansa.it)

Porte scorrevoli. Sono quelle che si trova davanti l’Italia di Roberto Mancini. Da un lato la sconfitta e la retrocessione nella Lega B della Nations League. Dall’altro un successo che, in qualche modo, darebbe quel senso di rinascita tanto invocato per la Nazionale fatta fuori dagli ultimi Mondiali.
Contro la Polonia, questa sera nello splendido Slaski Stadion di Chorzow, è già una partita da dentro o fuori. Nel primo vero esame della sua stagione da commissario tecnico, Mancini sa di giocarsi parecchio. Ma non tutto, come lui stesso riconosce: «Bisogna aver pazienza e rimboccarsi le maniche – sottolinea il ct nella giornata di vigilia –. Stiamo lavorando e penso che presto avremo una squadra che ci darà soddisfazioni. E se poi dovessimo perdere non succederà nulla di definitivo. Quando riusciremo a trovare il gruppo non avremo molti problemi a mettere insieme la squadra per gli Europei». Della serie “siamo seriamente preoccupati ma non troppo”. Il commissario tecnico (che dietro le quinte pare abbia già incassato il gradimento di Gabriele Gravina che diventerà presidente federale il 22 di questo mese) prova a guardare lontano anche in una situazione di stress come questa.
Contro i polacchi, reduci dalla sconfitta in casa con il Portogallo che ha reso la partita di stasera uno spareggio salvezza, in campo andrà la stessa formazione vista mercoledì sera contro l’Ucraina. Quella che bene ha fatto a Genova nella prima mezz’ora, con i folletti in attacco rigorosamente senza centravanti, la difesa con il mini-blocco Juve e il centrocampo in formato trincea guidato da Jorginho. Non si cambia, almeno in partenza. Una circostanza che qualche malumore lo ha creato, come testimonia lo sfogo di Immobile sui social: in un post le statistiche dei suoi gol e un eloquente emoticon che invita a stare zitti. C’è da domare la rabbia dei polacchi, in evidente crisi dopo il capitombolo di giovedì. «Non sarà una partita facile, la Polonia è un’ottima squadra, però ce la possiamo giocare», solfeggia il nostro commissario tecnico che è ben consapevole del valore tecnico di molti degli avversari (Szczesny, Glik, Zielinski, Milik per fare quache nome) e soprattutto della loro fisicità.
«Non credo che il nostro calcio sia a zero o sotto zero. Tecnicamente siamo in un momento in cui si sta cercando di ricostruire una squadra dopo il Mondiale. È capitato a tutte le nazioni, all’Italia è capitato ora, bisogna avere pazienza e rimboccarsi le maniche», risponde Mancini alle bordate di Bonucci che l’altro giorno ha sottolineato lo stallo del movimento anche nella stagione dei commissari.
In realtà stasera si apre un trittico di appuntamenti che, in una settimana, potrebbe ridisegnare le prospettive del nostro calcio. Prima la Polonia, domani tutti al Quirinale da Mattarella per celebrare i 120 anni della Federcalcio. Lunedì 22 le elezioni per il nuovo presidente federale che sarà Gravina, da tutti (o quasi) visto come l’uomo delle riforme. Le farà (forse) con l’aiuto di qualche nome eccellente, come ha spiegato lui stesso: «Con Marotta (l’amministratore delegato in uscita dalla Juve, ndr) abbiamo parlato. Da parte sua c’è disponibilità. Chiaramente farà le sue valutazioni sulle proposte che gli arriveranno da altre parti, ma il profilo giusto è proprio quello di Marotta. Ma se non ci dovessero essere poi le condizioni per questa operazione, ci saranno dei profili ulteriori che saranno valutati con molta attenzione». Porte aperte all’ex super manager della Juve, anche se nulla è definito. Porte girevoli invece per Mancini e i suoi ragazzi. Un po’ per tutti l’importante sarà avere la chiave giusta.

Articolo pubblicato dai giornali locali del Gruppo Gedi domenica 14 ottobre 2018

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