Sono solo canzonette. Ma non è proprio così. E non perché Edoardo Bennato non avesse ragione quando, più di quarant’anni fa, abbinava juke-box e politica in una fotografia irriverente quanto veritiera dell’Italia uscita dall’austerity ma non dagli anni di piombo. Il Festival della canzone italiana di Sanremo è sì la vetrina della nostra musica ma è anche e soprattutto una grande festa popolare in cui convergono contraddizioni, pregi, difetti, storture e bellezze del Paese.
Proprio per questo, l’edizione 70+1 del Festival è un esame non da poco per uno show che fa delle emozioni uno dei suoi ingredienti più importanti. Per la prima volta non ci sarà il pubblico al teatro Ariston, così come prescritto dal protocollo stabilito per mandare in onda la gara nonostante la pandemia. Non ci saranno applausi a scena aperta, boati di disapprovazione alla lettura dei verdetti, fischi, risate, silenzi. Niente, tutto azzerato dal Covid. Ecco, ancora una volta Sanremo diventa palcoscenico d’Italia prima ancora che della musica, confermandosi cartina tornasole della realtà nostrana.
Amadeus e Fiorello hanno il compito difficile di ridurre le distanze tra il palco e i salotti degli italiani, annullando il vuoto della platea dell’Ariston. Vengono dalla radio dove tenere il ritmo è la regola numero uno. Ce la faranno, grazie anche alla musica (molta di quella in gara sembra davvero buona) che resta la vera protagonista. L’Italia sale sul palco, la festa può cominciare. Nonostante tutto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Commento pubblicato domenica 28 febbraio 2021 nell’inserto “Sanremo 2021″ dei quotidiani del gruppo Gnn
Condividi questo articolo
Segui
Be the first to comment on "Sanremo, la festa popolare all’esame più difficile"