Il marchio di fabbrica. È quello che Fefè De Giorgi ha messo sulla vittoria europea dell’Italvolley, 16 anni dopo l’ultimo successo continentale. L’asso della Generazione dei fenomeni si è seduto sulla panchina azzurra un mese fa e, cambiando il volto alla squadra rispetto alla gestione Blengini, ha vinto l’Europeo con i suoi ragazzi terribili. E ora se la gode. Alla grande.
«Indescrivibile l’esplosione di gioia subito dopo l’ultima palla della finale con la Slovenia. Con il passare delle ore invece pensi alle cose fatte lungo tutto il percorso. È un po’ come una degustazione in un ristorante stellato, distingui tutti i sapori…».
Dopo l’uscita dai Giochi e il cambio in panchina, pronti via ed è subito vittoria.
«Il poco tempo trascorso dalle Olimpiadi effettivamente rende lecita la domanda “che cosa è successo?”. La verità è che abbiamo avuto dieci giorni di lavoro per mettere in piedi gli Europei, in poco tempo siamo riusciti a creare diversi equilibri. Per farlo devi avere le idee chiare sulle cose da fare e sul lavoro da svolgere, non puoi andare a tentativi. E in questo i ragazzi hanno agevolato questo percorso con disponibilità e qualità. Si sono messi tutti a disposizione della Nazionale, diventando una squadra compatta che non molla».
Nel secondo set della finale con la Slovenia ha chiamato un time out per parlare ai suoi ragazzi delle loro facce. Una mossa decisiva?
«In quel momento ho cercato di riportare i ragazzi alla realtà, stavano vivendo la finale in un modo che non fa parte del nostro essere squadra. Eravamo in partita ma nell’atteggiamento sembravano battuti. Serviva tornare a divertirsi, quindi cambiare l’approccio negativo, in quel momento preponderante. Poi la Slovenia è squadra di esperienza che ti sfianca. Puoi fronteggiarla solo con un atteggiamento diverso».
Insomma, gli azzurri sono davvero dei ragazzi terribili, sfrontati che si divertono a giocare con lei.
«Sono giocatori che hanno delle qualità, per questo li ho chiamati in Nazionale. Molti non hanno avuto tante opportunità in precedenza, ma sono tutti ragazzi con ottime doti tecniche e caratteriali. Avevamo tanta voglia di dimostrare tutte queste cose».
Nel 1989 lei era in campo quando l’Italia vinse il suo primo titolo europeo. 32 anni dopo inevitabili i paragoni.
«Sono realtà diverse, però una costante c’è: quel gruppo aveva un grande attaccamento alla Nazionale, dedizione per il lavoro, grande rispetto del gruppo, oltre a tanti giocatori di qualità. Gli ingredienti devono essere questi anche adesso. Nessun paragone, ma ci sono dei valori che portano verso il successo e a livelli sempre più alti. E sono quei valori che dobbiamo mantenere. Questa è la strada giusta».
Quale la prospettiva con una squadra che guarda al futuro, carte d’identità alla mano?
«Ho accettato la proposta della Federvolley del presidente Manfredi con l’idea di creare un percorso fino alle Olimpiadi di Parigi 2024. Questo implica un pieno cambio generazionale, il che non esclude che magari possano esserci giocatori di una certa età. La vittoria agli Europei non cambia i nostri programmi, anche se le aspettative ovviamente si alzeranno».
Tutti bravi i suoi ma Giannelli, miglior giocatore degli Europei, e lo straripante Michieletto hanno avuto una marcia in più.
«Simone Giannelli è il motore di questa squadra, oltre che il regista e il capitano. È il punto di riferimento del gruppo, anche per il ruolo che ha in campo. Alessandro Michieletto è nato per giocare a pallavolo. Bisogna dargli il tempo di crescere, senza caricarlo di eccessive pressioni. È un talento naturale e ha la testa giusta».
Avete messo il sigillo all’estate d’oro dello sport italiano con tutta la nostra pallavolo sul tetto d’Europa.
«Meglio di così non poteva andare, vincere sia a livello femminile sia maschile nello stesso anno è una cosa difficile. Per questo siamo ancora più orgogliosi di aver ottenuto un grande risultato per lo sport italiano».
Lei ha attraversato il mondo con la pallavolo, vincendo ovunque. Un viaggio che continua.
«È vero, ho attraversato il mondo con la pallavolo. Tante esperienze e alla fine è arrivato il momento di allenare la Nazionale italiana. Una sensazione unica aver vinto questi Europei. E poi con il passare degli anni uno le vittorie le gusta meglio». —
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Articolo pubblicato su La Stampa, Il Secolo XIX e i quotidiani Gnn del 21 settembre 2021
LA STAMPA 21-9-2021 (pagina 1)
LA STAMPA 21-9-2021 (pagina 28)
LA NUOVA DI VENEZIA E MESTRE 21-9-2021
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