Una storia infinita. E’ quella dello scudetto di pallanuoto del 1945. Scorrendo l’albo d’oro di questa gloriosa disciplina che da sempre regala medaglie all’Italia, vi accorgereste che ci sono degli anni mancanti. Il primo titolo italiano fu assegnato nel 1912. La Grande guerra determinò lo stop delle attività dal 1914 fino al 1919, anno in cui il Genoa vinse il suo quarto titolo consecutivo. Più di vent’anni dopo un altro buco, causato dal secondo conflitto mondiale: campionato sospeso dal 1943 al 1946, l’anno in cui la Rari Nantes Camogli riportò il titolo in Liguria dopo più di un decennio. Fin qui quello che potreste trovare sui libri, negli annali, scorrendo le tante pagine web dedicate alla pallanuoto.
E invece non andò proprio così. In realtà il torneo del 1945 venne regolarmente disputato, pochi giorni dopo la fine della guerra, dal 14 al 16 settembre di quell’anno. Poche squadre e tanto entusiasmo con lo sport che univa di nuovo l’Italia da Nord a Sud. La partita decisiva si giocò tra la fortissima Rari Nantes Napoli e la Lazio Nuoto, costola natatoria della Società Sportiva Lazio. Un match tiratissimo, anche perché in acqua scese il meglio della waterpolo di quell’epoca. I napoletani schierarono, tra gli altri, Gildo Arena, primo vero fuoriclasse della pallanuoto mondiale, inventore della leggendaria “beduina”, il colpo che ancora oggi manda in estasi gli appassionati. Dall’altra parte gente come Aldo Ghira, Geminio Ognio, Franco Baccini: grandi nuotatori oltre che pallanuotisti. La partita la vinse la Lazio e i giocatori biancazzurri furono anche premiati con tanto di medaglia e pergamena. Campioni d’Italia ma solo per poche ore. Un paio di giorni e la Rari Nantes, espressione di uno dei circoli più antichi e chic della Napoli del Novecento, presentò ricorso citando un “errore arbitrale” nel corso della gara e che, a detta dei napoletani, incise in maniera decisiva nell’assegnazione del titolo. Il giudice federale accolse il ricorso dando partita vinta alla Rari Nantes. Un ribaltone. Senza appello, perché all’epoca ci fu un solo grado di giudizio. Del titolo però non si ebbe più traccia negli anni, anzi nei decenni. Ufficialmente risulta il 1946 l’anno della ripresa del campionato. Nel frattempo la Lazio mai ha digerito la sottrazione di quel titolo, secondo il sodalizio capitolino conseguente al maggiore peso sportivo del circolo napoletano rispetto a quello laziale. Scarne le cronache dell’epoca, unici testimoni i presenti alla partita.
Nei decenni tante le richieste di ricostruire quanto accaduto quell’anno. Nulla però mai cambiato. Sempre rimasta vuota, nell’albo d’oro del massimo campionato di pallanuoto, la riga del 1945. Per 76 anni, fino a ieri pomeriggio. A riavvolgere il nastro della storia un breve comunicato della Federazione Nuoto: “Tenuto conto del parere rilasciato dalla Commissione Federale di Garanzia, il Consiglio Federale ha accolto l’istanza formulata dalla Società Sportiva Lazio Nuoto, deliberando l’attribuzione del titolo di campione d’Italia di pallanuoto per l’anno 1945”. Cinque righe su carta intestata che hanno riscritto la storia, restituendo lo scudetto alla Lazio. La Fin, presieduta dall’ex nuotatore Paolo Barelli, parlamentare di Forza Italia, chiude il breve comunicato stilando la classifica di quella stagione e dipanando finalmente la matassa: “Come noto dalle fonti dell’epoca, il titolo del 1945 non fu assegnato per un contenzioso sorto tra Lazio e RN Napoli relativo alla partita del campionato disputato dal 14 al 16 settembre su cui non si pronunciò il giudice sportivo; pertanto la delibera federale legittima il risultato sportivo ottenuto sul campo. Classifica finale: Lazio 5, RN Napoli e RN Florentia 2, RN Camogli 1”.
Non si fa attendere la reazione della Lazio, a parlare non senza emozione è l’attuale presidente del club Massimo Moroli: “Grande soddisfazione per un riconoscimento doveroso a un titolo conquistato sul campo e poi incredibilmente annullatoci per un contenzioso con la Rari Nantes Napoli, ininfluente sul risultato finale, rigettato dal giudice di primo grado e non più valutato in appello”. Moroli non nasconde però il rimpianto più grande: “Mi dispiace che i protagonisti del successo non possano festeggiare con noi ma li ricordo tutti con affetto. Mi hanno accolto e fatto crescere in questa straordinaria società chi come compagno, chi come decano, chi come allenatore o dirigente”. Ringraziamenti finali per Antonio Buccioni, presidente della Polisportiva Lazio, autore delle istanze inoltrate in sede federale, e allo stesso Barelli che della Federazione Nuoto è il numero uno.
E pensare che dopo quel campionato fantasma del 1945, Gildo Arena passò dalla Rari Nantes proprio alla Lazio diventando uno dei protagonisti del successo italiano alle Olimpiadi del 1948 insieme a quelli che nel frattempo da avversari si erano trasformati in suoi compagni di squadra: Ghira e Ognio. Sì, erano i ragazzi del Settebello, il nome che la nostra nazionale di pallanuoto porta ancora adesso. Un termine coniato proprio dai napoletani che passavano le serate giocando a carte. Convinsero il leggendario Nicolò Carosio a chiamare così la nazionale azzurra durante le radiocronache dei Giochi del 1948. Ma questa è un’altra storia.
A proposito: ma siamo sicuri che dopo 76 anni si sia chiusa la partita? Chissà cosa ne pensano sulla scogliera di Santa Lucia, là dove si affaccia la balaustra carica di gloria del circolo Rari Nantes. In fondo Ccà nisciuno è fesso, per dirla alla Totò.
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Articolo pubblicato sul sito de La Stampa il 16 ottobre 2021 (consultabile a questo link)
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