Prima i titoli di coda. Poi riparte il film. È la curiosa sequenza che vede come unica protagonista Paola Egonu. Il suo pit-stop azzurro si sta trasformando in un «arrivederci a presto». Anche ieri, davanti a tutto il mondo del volley al femminile italiano, riunito a Milano per la presentazione della Serie A, la fuoriclasse veneta ha promesso più o meno solennemente di tornare a giocare in Italia. Arrivata un po’ in ritardo al teatro Gerolamo, si è seduta in terza fila quando da qualche minuto aveva chiuso il collegamento Davide Mazzanti, il ct della Nazionale. Sarà stato un caso. Abbracci e baci invece all’intero clan dell’Imoco Conegliano. Poi un premio e la foto di gruppo sul palcoscenico con decine di altre atlete, tra cui anche la capitana azzurra Miriam Sylla. Sotto il sole a pochi passi da piazza Duomo, gli ultimi saluti e poi via in direzione Turchia, sorridendo ma senza voltarsi indietro.
Quella di Paola è una situazione che non ha precedenti. Gli insulti razzisti si sono sommati alle tensioni accumulate nella lunga estate azzurra, turbolenta nonostante la vittoria in Nations League e il bronzo ai Mondiali. La pausa che la migliore al mondo vorrebbe è una scelta presa in totale autonomia. In qualsiasi gruppo-squadra l’uscita viene vista come uno schiaffo, uno strappo. Ammesso che per le attuali azzurre tutto questo non sia un problema, tra qualche mese sarebbe ancora così? E poi, ci sarà sicuramente qualcuna che nel frattempo prenderà il posto della fuoriclasse veneta. Bisognerebbe dirle “scusa, puoi farti da parte che torna Paola?”. Mescolando tutto insieme, un cocktail di problemi. Con una sola certezza: qualsiasi decisione prenderà Paola Egonu, nulla sarà come prima. —
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Articolo pubblicato su La Stampa di giovedì 20 ottobre 2022
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