Antonio, 33 anni, originario di Pontecagnano, con un passato difficile alle spalle, non ha alcuno dubbio: «Gli ospedali psichiatrici giudiziali devono chiudere». Il suo appello lo ha lanciato nel corso della tavola rotonda, moderata da Angelo Di Marino, direttore de “la Città”, organizzata al circolo Arci Mumble Rumble, incentrata proprio sul cosiddetto decreto “svuota carceri”. «Avrei potuto evitare la galera – ha evidenziato il 33enne – ma avevo saputo che negli Opg si stava malissimo. Così chiesi al perito che mi esaminava di affrontare il processo». Uno spaccato di vita reale, una testimonianza che ha, di fatto, spazzato via ogni dubbio sull’opportunità o meno di dire addio agli ultimi avamposto di quei lager tanto simili ai manicomi. Dove è possibile trovare rinchiuse persone da più di 50 anni. «Il codice la definisce misura di sicurezza – ha puntualizzato Francesco Schiaffo, docente di criminologia all’Università – e, nel corso degli anni, si valuta se la persona possa essere reintrodotta nella società. Fatto sta, però, che la pericolosità sociale si valuta in base ad alcuni indici, tra cui anche le condizioni di vita familiare e personale. Così capita che un individuo non esca perché non c’è nessuno che lo voglia». Il decreto che abolisce gli Opg, tuttavia, a detta di molti, non risolve tutti i problemi. «Si è persa un’occasione – ha precisato Adalgiso Amendola, professore di Sociologia del diritto all’ateneo di Salerno – per riscrivere il codice ed eliminare quelli che io definirei buchi neri. Il decreto tratta gli Opg come fossero dei residui, dei bubboni, ma non affronta il vero problema, che non è di carattere sociale. Perché, in questo modo, si vanno a creare piccole strutture che, comunque, sono di sorveglianza e non di cura. Per certi versi mi sembra più un’operazione economica che sociale». Il vero problema, a detta di Giuseppe Lissa, docente di filosofia morale all’Università, è che il decreto non ha accolto le indicazioni della Commissione. «Se qualcuno è dichiarato incapace di intendere e di volere – ha aggiunto – significa che non è imputabile e, quindi, non è persona». A confermare il no del Comune sulla struttura di Mariconda, che dovrebbe accogliere gli ospiti degli Opg, è stato l’assessore Franco Picarone: «In un quartiere in cui vivono tanti anziani – ha rimarcato – bisogna tenere conto della sicurezza e della sua percezione».
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