Salerno città europea o città in Europa?

di Angelo Di Marino
Salerno è una citta europea. Lo dice la cartina geografica svogliatamente ripiegata nella cartella di uno dei nostri scolari. E non lo afferma la politica, tantomeno lo certificano slogan e proclami. Da qui a disegnare un rango continentale per questa città ce ne passa. A dirlo sono i fatti e i numeri, i quali mettono ancora una volta a nudo un’Italia a due velocità. Dove il Sud paga e il Nord guadagna. Inutile dire che Salerno è al Sud, proprio come recita la stessa carta geografica che ne colloca latitudine e longitudine in Europa.

I dati della Cgia di Mestre sulle tasse locali, di cui scriviamo dettagliatamente all’interno del giornale, sono eloquenti. Innanzitutto ci spiegano che in Lombardia pagano più tributi di tutti e che la tassazione imposta dal Pirellone è quella che maggiormente grava sui contribuenti. Salvo eccepire che il tutto è dovuto all’Irap, imposta pagata dalle aziende e non dalle persone fisiche. Semplice l’equazione: lì si fa impresa, da noi no. O comunque molto meno. L’altra considerazione deriva dall’impatto degli enti sulle tasche dei campani: un residente a Salerno paga quasi lo stesso importo in tributi al Comune (522 euro) e alla Regione (546 euro). Giusto per fare nomi e cognomi, De Luca e Caldoro stanno pari a tasse imposte ai cittadini.

Diversa la proporzione nel resto della Campania: a Caserta, ogni cittadino sborsa 447 euro in tributi municipali, a Napoli 382, ad Avellino 402. Restano sempre 546, ovviamente, gli euro da versare alla Regione. Inutile dire che a Salerno la pressione tributaria locale è la più alta (dopo Benevento) della Campania, al di sotto della media nazionale ma comunque tra le primissime nel Mezzogiorno. I dati si riferiscono all’anno scorso, quelli che verranno saranno ancora peggiori, vista l’introduzione dell’Imu e l’aumento dell’addizionale Irpef. Fermo restando che nel 2012 arriverà la stangata, che però non porterà maggiori introiti nelle casse degli enti locali. Questo per effetto delle misure del governo Monti.

Chi vive a Salerno, quindi, paga più degli altri meridionali in gabelle e balzelli. A fronte di servizi che, di fatto, non vengono erogati nella loro pienezza. Il caso del Cstp e dei bus in via di estinzione è emblematico, perché coinvolge direttamente gli enti: sono proprio i Comuni e la Provincia i maggiori debitori dell’azienda, così come è la Regione ad aver tagliato i contributi in maniera sostanziale. Circostanze che hanno messo in ginocchio il trasporto locale, decretandone la paralisi finanziaria e operativa. Ecco: non avere gli autobus è da città di rango europeo? La risposta è scontata.

Più che di Europa sa di Mezzogiorno, dove Napoli sta recitando di nuovo da protagonista. Perché ha saputo rompere gli schemi, scegliendo il proprio destino al di là dei partiti e delle liturgie dei politicanti. Consegnando il governo a un Masaniello che, guarda caso, è il più odiato dai politici. Compresi quelli salernitani. Uno che ci mette la faccia e non si nasconde dietro un dito, magari dando la colpa agli altri o a chi lo ha preceduto. Come è invece costume diffuso anche dalle nostre parti. Lui gira come una trottola, affidando la complessa macchina amministrativa, che regola un milione di abitanti e la più grande realtà occupazionale del Sud (il municipio), alle sapienti mani di chi lo affianca restando nell’ombra. Ed è così fatale che le risorse siano destinate a chi è passato dalla crisi dei rifiuti agli alberghi tutti esauriti per i preliminari dell’America’s Cup. Meglio di quanto fece Bassolino ospitando il G7 nel 1994, perché all’epoca i soldi c’erano e adesso invece non si vede un euro.

E Salerno? Non ha voce, come già scritto da questo giornale. L’isolamento istituzionale, frutto di personalismi e contrapposizioni che vanno avanti da lustri, di cui è protagonista e vittima al tempo stesso, non giova certo alla causa comune. Finendo per marginalizzare il ruolo di una città che non ha nulla da invidiare a nessuno per bellezza, storia e tradizioni. Ma che rincorre una diversità rispetto a chi la circonda, che se può essere giusta in termini di amor proprio, rappresenta invece un limite quando ci si confronta con il resto del mondo. Salerno non è un’enclave. E’ una città del Sud, come altre e meglio di molte. Basterebbe questa consapevolezza per farne una città veramente europea.

Buona Pasqua.

pubblicato su “la Città” dell’8 aprile 2012

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