di Angelo Di Marino
Sergio Mattarella è il dodicesimo presidente della Repubblica italiana. “Il pensiero va soprattutto e anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini. E’ sufficiente questo”. Sono queste le sue prime parole, dopo aver ricevuto dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, il verbale della sua elezione. Mattarella è stato eletto al quarto scrutinio dall’assemblea dei due rami del Parlamento riunita a Montecitorio. A fronte di un quorum fissato a 505 voti, il nuovo Capo dello Stato ha tagliato il traguardo alle 12.59 e ha raggiunto quota 665 voti. Appena varcata la soglia delle 505 preferenze, in aula è scattato l’applauso lungo più di tre minuti. Lo spoglio è poi ripreso e, all’esaurimento dell’ultima scheda, sono stati letti ufficialmente i risultati. A questo punto il presidente della Camera, Laura Boldrini, che presiedeva la seduta congiunta a fianco del presidente vicario del Senato, Valeria Fedeli, ha annunciato l’elezione di Mattarella, facendo scattare un altro lungo applauso. Il presidente Boldrini ha poi chiuso la seduta: «Con il vice presidente del Senato mi reco immediatamente a comunicare al neoeletto Presidente della Repubblica l’esito della votazione». Pochi minuti per redigere il processo verbale (che deve essere letto ufficialmente al nuovo presidente), approvarlo e quindi Mattarella è venuto a sapere formalmente del cambio di lavoro. Il giuramento avverrà martedì alle 10.
Le reazioni. Il Transatlantico è stato il teatro dei commenti incrociati dei vari esponenti politici al voto per il Quirinale. Il premier Matteo Renzi ha seguito sin dall’inizio le fasi della quarta votazione. Prima di entrare un abbraccio a Pierluigi Castagnetti, grande sponsor di Mattarella. A un metro da lui c’è Enrico Letta, assalito anch’esso dai giornalisti. Sarà per le due piccole corti che li accerchiano, ma sta di fatto che i due non si incrociano e quindi non si salutano. Rispetto al 2013 «è diverso il clima», oggi «la chiudiamo quella storia», dice invece Pier Luigi Bersani ricordando la ferita aperta due anni fa nel Pd con i franchi tiratori che affossarono la candidatura di Romano Prodi. Sulla graticola invece Angelino Alfano: «Non sono mai stato minacciato da Renzi, e mai avrei potuto accettare una minaccia. Sono cose che non stanno nè in cielo nè in terra e mi fa piacere che il premier le abbia smentite», ha detto il leader di Ncd. «Alleanza Popolare nella maggioranza non va data per scontata, noi abbiamo le nostre opinioni. Su Mattarella non avevamo condiviso il metodo», ha sottolineato ancora Alfano mentre la Saltamarini si dimette da portavoce del suo partito e Sacconi da capogruppo di Ap (Ncd-Udc). «È sempre importante avere grandi numeri» e gli esponenti di Ap avevano «ragioni per essere polemici e assai più ragioni per la scelta che si realizzerà stamattina», è invece il commento dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
L’identikit del nuovo Presidente. Più volte ministro, deputato per quindici anni, oggi giudice costituzionale, in politica da sempre, Sergio Mattarella, siciliano, è nato a Palermo il 23 luglio del 1941. Figlio di Bernardo, politico democristiano più volte ministro tra gli anni Cinquanta e Sessanta, e fratello minore di Piersanti, che nel 1980 fu assassinato da Cosa Nostra mentre era presidente della Regione Siciliana. Dopo aver militato nella Gioventù Studentesca di Azione Cattolica, diventa docente di Diritto parlamentare all’Università di Palermo. Deputato dal 1983 al 2008, prima per la Democrazia Cristiana e poi per il Partito Popolare Italiano e la Margherita, e più volte ministro, dal 2011 è giudice costituzionale di nomina parlamentare. Tutti lo conoscono per la legge di riforma elettorale che il politologo Giovanni Sartori ha ribattezzato “Mattarellum”. Si dimette da ministro il 27 luglio 1990, insieme ad altri ministri della corrente di sinistra della Dc, per protestare contro l’approvazione della legge Mammì di riassetto del sistema radiotelevisivo che avrebbe legittimato la posizione dominante del gruppo televisivo di Silvio Berlusconi. Mai sfiorato dalle inchieste su Tangentopoli, Mattarella è uno dei protagonisti del rinnovamento della Dc che avrebbe condotto nel gennaio 1994 alla fondazione del Partito Popolare Italiano. Durante il primo governo D’Alema assume la carica di vicepresidente del Consiglio, mentre nel secondo governo D’Alema e nel secondo esecutivo Amato è Ministro della Difesa. Già nel 2013 il suo nome era stato proposto dall’ex segretario Pier Luigi Bersani come candidato alla presidenza della Repubblica.
Cosa succede adesso. La prassi vuole che nel breve intervallo tra l’elezione e l’insediamento (previsto per martedì) il Capo dello Stato inizi i suoi primi incontri a casa, per mettere a punto la squadra dei collaboratori che lo accompagnerà per i sette anni successivi. Il giuramento ha luogo alla Camera, con il Parlamento riunito in seduta comune. Pronunciata la formula di rito, il Presidente della Repubblica entra nel pieno delle sue funzioni. Prende la parola di fronte a deputati e senatori per il discorso di insediamento, quindi si reca ufficialmente al Quirinale, a bordo della Lancia Flaminia del 1964 che costituisce, dai tempi di Saragat, la vettura ufficiale del Capo dello Stato. Qui inizia il lavoro vero e proprio. Una delle prima decisioni da prendere è di carattere logistico. In altre parole: dove il Presidente fisserà la propria dimora. Il Quirinale ha il suo appartamento presidenziale, ma non sempre è stato utilizzato.
L’attesa a Palermo. Applausi anche al civico 66 di viale Libertà, la dimora palermitana di Sergio Mattarella, il possibile futuro Presidente della Repubblica italiana. All’incrocio con via Giuseppe Pipitone Federico, una volante della polizia municipale presidia la zona. Giornalisti e fotografi in attesa sotto la pioggia incessante dell’esito delle elezioni, mentre qualche passante si ferma davanti il portone per chiedere se l’illustre concittadino è diventato Capo dello Stato. Il portiere del palazzo, Carmelo Chillemi, è stretto nel silenzio e invita i fotografi ad uscire dall’androne.
articolo postato sui siti dei 18 giornali locali del Gruppo Espresso il 31 gennaio 2015
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