Se i conti non tornano

di Angelo Di Marino
I salernitani hanno scelto Cirielli, bocciando Villani. E De Luca. Il risultato sta nei numeri, come al solito l’unica unità di misura che conti in una competizione elettorale. Mentre nel resto d’Italia Berlusconi ha registrato una frenata alle sue velleità imperiali, alle europee Salerno ha premiato il centrodestra più di quanto non lo abbia fatto il Paese. E’ un dato importante, che va analizzato per cercare di capire cosa è successo e cosa potrà accadere. E che si è fatalmente dimostrato trainante anche nella più sentita corsa alla poltrona di presidente della Provincia.

Gli elettori erano chiamati a scegliere tra quanto il centrosinistra ha fatto negli ultimi cinque anni alla guida di Palazzo Sant’Agostino, e quello che il centrodestra di Cirielli potrebbe invece fare stando nelle stesse stanze per i prossimi cinque. Ha prevalso la voglia di cambiare, anche se il presidente uscente ha subito oltremisura le colpe di una coalizione incapace, almeno in Campania, di garantire discontinuità rispetto agli errori del passato recente. E se è vero che Salerno non è Napoli, bisogna comunque tenere in considerazione che certe cose prima o poi si scontano anche sulla propria pelle. Quello che impressiona maggiormente è il mancato effetto-De Luca in città. La coalizione di Villani puntava molto sulla possibilità di staccare Cirielli e compagnia nei collegi del capoluogo, invece è finita con tre punticini di differenza. Il sindaco sceso in campo al fianco del dirimpettaio di via Roma non ha ottenuto quanto era pronosticabile. Circostanza che ridimensiona anche le ambizioni future del primo cittadino, soprattutto in prospettiva del 2010 quando si voterà per la Regione. Con questi numeri, soprattutto sull’asse Napoli-Salerno, il centrodestra rischia di calare gli assi sul tavolo anche l’anno prossimo. Solo facendo quadrato e cercando di trovare figure spendibili a livello popolare, il Pd con i suoi alleati potrà garantirsi un futuro.

Il centrodestra salernitano ha vinto perché, come da copione berlusconiano, ha dato l’impressione di essere meglio organizzato e più compatto. Ha presentato le liste prima degli avversari, sostenendo Cirielli con un lavoro sul territorio fatto più di quantità che di qualità. Dall’altra parte, solita frantumazione con decine di riunioni preparatorie per partorire candidature spesso combattute tra leader della stessa fazione. La solita solfa, che ormai contraddistingue le vigilie elettorali del centrosinistra da qualche anno a questa parte. Dopo l’ennesima sconfitta, salterà qualche testa e assisteremo a più di un ribaltone nel Pd. E se De Luca ci ha messo la faccia, da queste parti poco si è visto il segretario regionale Iannuzzi e il vice di Bassolino, Antonio Valiante.

Ora tocca a Cirielli e alla sua squadra. Il neo presidente della Provincia si dividerà tra Roma e Salerno, così come ha anticipato. Avrà bisogno di un vice all’altezza, oltre che di una giunta dinamica e fedele. Dovrà fare i conti con le tante (troppe) liste che lo hanno sostenuto in questa avventura, alcune delle quali neanche celano il loro malcontento per essere finite nel tritacarne. Tanti i voti presi da Pdl e Udc, quindi poco o nulla resta in consiglio per gli schieramenti minori che pure hanno portato acqua al mulino. Ma in questo momento non sono certo i mal di pancia a spaventare i vincitori. Saranno ben altri i problemi che dovrà affrontare, a partire dalle necessarie assegnazioni di poltrone e assessorati da ripartire con il bilancino.

Auguri a Cirielli. Ne ha bisogno.

pubblicato su “la Città” del 9 giugno 2009

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