La partita tanto attesa alla fine non ha deluso le aspettative. Allo stadio San Paolo va in scena un pirotecnico Napoli-Fiorentina che regala a tutti gli appassionati del gioco del calcio, oltre che ai tifosi delle due squadre, emozioni e un grande spettacolo. Alla fine del match il tabellone dice 2-1 per gli azzurri e così i 50mila di Fuorigrotta possono far festa. Viola che però nonostante tutto escono a testa alta, protagonisti di un’ottima partita.
Nella prestazione di domenica, brillano praticamente tutti gli effettivi partenopei. Da un Reina attentissimo quelle volte che viene chiamato in causa, a una difesa che nonostante il gol subito dimostra ancora una volta di tenere bene. Da un Allan onnipresente a un Hamsik ritrovato, finendo poi con i soliti Higuain e Insigne, le cui prestazioni non fanno ormai più notizia.
Ma come dimenticarsi di lui, mister Maurizio Sarri, il vero artefice di questo esaltante avvio di campionato. Il cambio di modulo, la difesa registrata, un’ottima idea gioco sono state le mosse del tecnico per invertire la tendenza negativa delle prime giornate. Ma non solo. Il lavoro è stato anche sul piano psicologico. Il sorriso ritrovato del pipita, la convinzione restituita ad alcuni giocatori, l’incredibile sintonia stabilita nel gruppo. Così dopo i primi tentennamenti, da lui peraltro preannunciati, la squadra è tornata in carreggiata. I risultati utili sono arrivati uno appresso l’altro e la striscia positiva non è ancora terminata (scongiuri facendo). E così dall’inizio del campionato sono 15 punti in otto partite, con 18 gol segnati e 8 subiti.
Ma come se la passava il Napoli gli anni scorsi dopo otto giornate sotto una nuova guida tecnica? Beh, non male a dirla tutta. Nell’ anno 2009/2010, precisamente il 18 ottobre, dopo un avvio disastroso con Donadoni, si sedette sulla panchina azzurra Walter Mazzarri. Per alcuni aspetti simile a Sarri (vedi grinta e tensione sempre al massimo), il tecnico di San Vincenzo seppe dare un vero e proprio shock positivo alla squadra, portando in dote al club azzurro 16 punti dopo otto partite. Tra le quali rimane ancora viva nella mente dei tifosi quella del 3-2 al comunale di Torino ai danni della Juventus. E senza dimenticare l’incredibile rimonta ai danni del Milan e la vittoria contro la Fiorentina al Franchi. Gli azzurri quell’anno sarebbero finiti sesti, salvo poi raggiungere incredibili traguardi negli anni successivi.
Il più pacato e blasonato Rafa Benitez addirittura riuscì a fare meglio. L’impatto dello spagnolo fu infatti più che positivo dato che dopo le prime otto uscite in campionato gli azzurri avevano raccolto 18 punti, con sei gol subiti (prima che la difesa divenisse il punto debole della squadra). Un’annata iniziata sotto i migliori auspici, salvo poi infrangersi contro lo strapotere di una Juve da record e contro una sindrome da piccole che avrebbe accompagnato la squadra per il resto della stagione, relegandoli al terzo posto.
Numeri alla mano, il tecnico nativo di Bagnoli risulta in leggero svantaggio rispetto ai suoi predecessori. Ma sicuri che nel calcio contino solo i numeri? No di certo, seppure forniscano informazioni interessanti. Al di la dei numeri infatti, quella di quest’ anno appare una squadra operaia, concentrata e, si spera, con i piedi per terra. E forse anche i tifosi se ne stanno accorgendo. E probabilmente per questo la piazza avverte delle sensazioni positive che la lasciano lavorare di fantasia rispetto a un obiettivo che per Sarri, comunque, rimane ancora una bestemmia.
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