L’editoriale della domenica andato in onda sulle frequenze di Radio Alfa questa mattina.
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Questo invece il testo integrale:
Una settimana segnata ancora dall’orrore della strage in California, oltre che dai venti di guerra tra Turchia e Russia, senza dimenticare l’oblio calato sul pacchetto per il Sud ormai scomparso dalla manovra finanziaria, meglio detta legge di Stabilità, del governo Renzi.
Ma è dell’allarme inquinamento che vogliamo parlare stavolta. Perché ancora una volta abbiamo capito che il Sud, la Campania ma non solo, è la terra dei fuochi. Non avevamo bisogno di conferme ma a fornircele ci hanno pensato due procure, quella di Napoli e quella di Potenza.
Pochi giorni fa, infatti, l’Antimafia di Napoli ha contestato alla Kuwait Petroleum Italia di Roma lo stoccaggio di ingenti volumi di rifiuti pericolosi (42mila metri cubi di acque oleose) nei serbatoi installati nel deposito di Napoli e il loro successivo smaltimento illecito. Il tutto per non sostenere le spese per il corretto trattamento delle sostanze. L’giudiziario al quale, in seguito alla emergenza rifiuti degli anni scorsi, è affidata la competenza in materia di smaltimento illegale di rifiuti, ha disposto un sequestro preventivo di beni per 239,7 milioni di euro, indagando anche otto dirigenti dell’azienda petrolifera. I fatti contestati si riferiscono a un periodo che dal 2010 si è protratto per cinque anni.
Il Movimento 5 Stelle parla di «bomba ecologica, nel disinteresse della politica. Serve subito un monitoraggio sanitario». Per i parlamentari campani la zona orientale di Napoli ha il sottosuolo inquinato da metalli pesanti, falde acquifere compromesse. «Il M5S chiede al ministro dell’Ambiente che fine ha fatto la bonifica di Napoli est e pretende che sia avviata in tutta l’area uno screening sanitario della popolazione»
Poche ore dopo il caso Kuwait Petroleum, l’Antimafia di Potenza ha scoperchiato il caso del Centro Olio Val d’Agri dell’Eni di Viggiano, in Basilicata. Le accuse sono di smaltimento illecito di rifiuti e disastro ambientale. 37 le persone indagate, fra queste anche alti dirigenti della compagnia petrolifera italiana. Coinvolti anche funzionari delle strutture a tutela dell’ambiente della Regione Basilicata. L’obiettivo della Procura è quello di verificare gli «effetti dannosi per l’ambiente e per la salute umana eventualmente causati dalle emissioni inquinanti prodotte dal Contro Olio»: si tratta di uno dei filoni di un’inchiesta più ampia, che riguarda anche le modalità di smaltimento dei rifiuti prodotti, e che si allarga alle regioni limitrofe. Bisogna capire adesso quali dati emergeranno dai campionamenti e dalle analisi sulle emissioni in atmosfera e su eventuali agenti inquinanti presenti nel terreno, anche nelle aree circostanti.
Inutile dire che, in entrambi i casi, le compagnie chiamate in causa nell’inchiesta si dicono sicure di aver sempre agito nel pieno rispetto delle regole.
Siamo e resteremo nella terra dei fuochi, nonostante il governatore De Luca annunci di essere pronto a portare fuori dalla Campania oltre 5 milioni di ecoballe stoccate nelle province di Caserta, Napoli e Salerno. Peccato manchi ancora il via libera dell’Anticorruzione per far partire la gara d’appalto che poi ovviamente avrà i suoi tempi.
E peccato ci siano voluti 21 anni per insediare la Cabina di regia per il risanamento e la rigenerazione urbana dell’area ex Italsider di Bagnoli, per la quale è previsto uno stanziamento «immediatamente utilizzabile» di 50 milioni di euro.
Peccato che la Campania e il Sud siano condannate ad essere lo sversatoio d’Italia, dell’Europa e forse anche del mondo. E che si continui a credere che questo sia normale.
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