Editoriale della domenica: se la camorra vince a Quarto perdiamo tutti

QuartoQuarto: il sindaco Rosa Capuozzo annuncia le dimissioni

“Ha vinto la camorra”. Con queste parole che suonano come una sentenza l’avvocato Rosa Capuozzo si è dimessa da sindaco di Quarto. Tra le lacrime e con voce tremante ha annunciato l’addio. Aveva deciso di non mollare di fronte all’inchiesta della Procura di Napoli sul sospetto di elezioni vinte anche con i voti dei clan. Resistendo dopo l’espulsione dal M5S, si è arresa ai numeri: quelli che in maggioranza non aveva più. Sono «scappati come topi», ha detto riferendosi ai consiglieri della sua lista chiamatisi fuori nel bel mezzo della bufera. Capuozzo ha ricordato di essere finora «parte lesa» ed ha escluso una sua ricandidatura. «Nessun ripensamento, vado via perché non ci sono i numeri e non penso neanche a una lista civica».

Nello stesso giorno, la Commissione parlamentare Antimafia, guidata da Rosy Bindi, ha spedito alla Procura di Napoli gli atti dell’audizione della Capuozzo, perché «dalla ricostruzione complessiva dei fatti fornita dal sindaco – scrive Bindi – è emersa la necessità di segnalare alla Procura alcuni aspetti da approfondire».

Ma cosa ha detto l’ormai ex sindaco Capuozzo davanti alla Commissione, meglio nota per aver fornito la lista degli impresentabili a pochi giorni dal voto regionale in Campania? A precisa domanda, ha risposto testualmente: «Assolutamente si, a Quarto c’è la camorra». Non ci voleva molto, direte voi. Ma non dimentichiamo che a Quarto, Comune nel 2013 sciolto per infiltrazioni mafiose, così come in centinaia di altre realtà territoriali del nostro Paese, si continua a negare che le mafie siano nei palazzi pubblici. Mutuando la celeberrima battuta da film del tassista che rivolto al passeggero afferma: “Dottore, qui a Palermo abbiamo un solo enorme problema: il traffico…”.

E invece i clan sono li, ben attestati al di qua dell’uscio della Cosa pubblica. Qualche esempio. A Casapesenna, provincia di Caserta, hanno annunciato le dimissioni i quattro consiglieri di minoranza dopo che un’inchiesta della Antimafia di Napoli ha fatto emergere stretti e assidui legami nel periodo pre e post elettorale tra l’attuale sindaco Marcello De Rosa, sotto scorta dopo una rapina subita e noto per aver fatto condannare estorsori della camorra, e il suo predecessore Fortunato Zagaria, sotto processo insieme al capoclan dei Casalesi, l’omonimo Michele Zagaria, per i reati di concorso esterno in associazione mafiosa e di violenza privata, quest’ultimo commesso ai danni di un altro ex sindaco, Giovanni Zara.

Non sarà invece sciolto per infiltrazione camorristica il consiglio comunale di Orta di Atella, cittadina del Casertano colpita negli ultimi anni da numerose inchieste che hanno coinvolto amministratori e tecnici comunali. Tra le indagini anche una su presunti legami con i Casalesi che nel marzo scorso portò in carcere Angelo Brancaccio, sindaco fino a pochi mesi prima (attualmente ai domiciliari), quando era decaduto per la fin troppo nota legge Severino in seguito ad una condanna a 4 anni e mezzo per peculato. Due mesi dopo, alle elezioni, vinse il suo ex vice Giuseppe Mozzillo, che ora potrà continuare a governare. Per il Governo Renzi non sussistono, sulla base della relazione inviata oltre sei mesi fa dalla prefettura di Caserta, presupposti per lo scioglimento del Consiglio.

Ma mica c’è solo il Sud. Il sindaco di Brescello si è detto disposto a dimettersi, dopo che dal suo stesso partito (il Pd) era stata avanzata richiesta di dimissioni a seguìto della relazione della Commissione d’Accesso, istituita per verificare eventuali condizionamenti mafiosi nel comune in provincia di Reggio Emilia noto anche per la saga di Peppone e Don Camillo firmata da Guareschi.

Nel libro “Mafia a Nord-Est”, dei giornalisti De Francisco, Dinello e Rossi, si sottolinea come alcune regioni del Nord registrino una presenza marcata delle organizzazioni criminali. Presenza che ha creato anche addentellati nel mondo della politica, oltre che in ambiti economici. Emblematica la dichiarazione rilasciata a suo tempo da Mario Crisci, commercialista dei Casalesi, al procuratore antimafia Roberto Terzo: «Siamo venuti in Veneto perché qui sono disonesti. Più disonesti di noi».

Ecco perché le parole dell’ex sindaco di Quarto, “ha vinto la camorra”, rappresentano una sconfitta. Per tutti. E sintetizzano anche – come ha scritto Francesco Merlo su Repubblica – il modo in cui il Movimento di Grillo ha (inevitabilmente) perduto la propria innocenza. Si è sporcato le mani con la politica, certo. E con il governo. Ma si è anche contaminato con la società. La normalità della società italiana.

Citando Fabio Bordignon, editorialista del Gruppo Espresso, il M5s così diventa in qualche modo vittima del suo stesso racconto. Rappresentando la società italiana nella sua interezza, nel bene e nel male. Finendo per apparire come tutti gli altri. Un partito normale in un Sud e in un Paese normalmente criminale.

E tutto questo non può essere giusto.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Editoriale “Il Salernitano visto da fuori” andato in onda su Radio Alfa il 24 gennaio 2016

Risorse esterne
Capuozzo: la fotostory (da Repubblica.it)
Comune di Casapesenna (sito istituzionale)
Comune di Orta di Atella (sito istituzionale)
Il caso Brescello (dalla Gazzetta di Reggio)
Il libro “Mafia a Nord-Est” (dalla Nuova Venezia)

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