di Angelo Di Marino
Imballati. Così ci sentiamo noi campani. Non andiamo da nessuna parte e assistiamo, attoniti e colpevolmente rassegnati, ad un declino che è nei fatti, prima ancora che nei numeri. La bocciatura arrivata dal governo sui conti in rosso della sanità costringerà tutti noi a pagare tributi più cari.
Adottando la solita formula “all’italiana”, si scaricano sul cittadino-contribuente le colpe di chi, a tutti i livelli, ha sbagliato e danneggiato la collettività. Si levano alte, in questi giorni, le voci del dissenso: dai sindacati agli industriali tutti protestano contro il paventato rincaro delle tasse. C’è chi evoca la crisi, annunciando come altri balzelli non potranno che inficiare la ripresa. Altri ricordano che, da queste parti, già ci spennano per bene, quindi meglio non insistere. La questione è un’altra. Ma davvero si può credere che, in presenza di ulteriore aggravio del peso tributario, i campani risponderanno “obbedisco”?
Andrà a finire che aumenteranno oltre misura l’illegalità, il “nero”, l’evasione contributiva e quella fiscale, il precariato, il buio. E tra qualche anno, ci sarà pure chi tirerà fuori le “solite” statistiche che declineranno la Campania ai primi posti nel girone dei dannati.
Non sembri sciovinismo alla meridionale, ma lo scenario è tale da garantire un ulteriore e sempre più profondo distacco del sud dal nord. Mentre la Lega, o parte di essa, invoca la secessione, nei fatti la frattura scomposta del nostro Paese è già avvenuta.
Senza sottovalutare che, in questo modo, è a rischio anche la credibilità delle istituzioni. Un esempio su tutti. Per anni ci hanno detto che l’unico modo per risolvere il problema dei rifiuti in Campania era quello di differenziare lo smaltimento. Bene, gran parte di noi si è armata di bidoncini, sacchetti di vari colori, calendari di raccolta e via di questo passo. Discretamente sostenuti solo nella fase di avvio da alcuni Comuni, i cittadini si sono sobbarcati tutto il peso dell’opera, differenziando in casa e osservando, come è giusto, le regole. Tutto questo accompagnato dal ritornello che recitava più o meno così: “Salviamo l’ambiente ma soprattutto le nostre tasche, perché con la differenziata si abbasserà anche la Tarsu”. Alla resa dei conti, ci accorgiamo che in una città come Salerno, dove l’azione è stata particolarmente spinta tanto da raggiungere record più volte pubblicizzati dal sindaco-capo dell’opposizione, si pagherà il 20-25% in più di tassa sui rifiuti rispetto all’anno scorso. E il risparmio dov’è andato a finire? Ci hanno raccontato balle o abbiamo sempre capito male? Inutile dire che, nel rimbalzo di responsabilità, difficilmente avremo mai certezza dell’accaduto. Ma tanto a che servirebbe? Pagheremo, come sempre.
pubblicato su “la Città” del 16 maggio 2010
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