Il dado ormai è tratto. Conte ha scelto i suoi uomini, lasciando a casa chi non l’ha convinto. O forse chi non rientra nella sua idea di Italia. Rispedire a casa qualcuno non è mai piacevole, per un selezionatore è cosa necessaria. Fa parte del gioco. Così come fa parte del copione prendersela, da tifosi e da sportivi, a seconda del partito (pro o contro il cittì) a cui si appartiene. Questo è il bello del calcio e di eventi come gli Europei, capaci di (ri)aggregare interi popoli come il nostro. Niente retorica, per carità. In qualche modo, però, il torneo che si svolge in Francia restituirà un volto nobile al mondo del pallone nostrano e continentale, almeno per qualche serata. Non dobbiamo dimenticare che l’Uefa, l’organismo che mette su il grande circo di Euro 2016, ha il suo presidente, Michel Platini, sospeso per i noti fatti conseguenti all’inchiesta aperta su Blatter e la Fifa, la federazione mondiale del pallone. E non possiamo certo far finta che in Italia non esista il calcioscommesse, le società in crisi, i settori giovanili sotto le macerie.
E se è un calcio non certo in salute quello che proverà a prendere fiato in questa grande vetrina del lusso che sono gli Europei, il mondo dello sport si confronta ancora una volta con il vero incubo del terzo millennio: il terrorismo. È uno spettro che incombe sinistro sulla Francia. La scia di sangue e orrore lasciata al Bataclan quanto allo Stade de France è ancora fin troppo vivida per non impressionare. Saranno Europei blindati, non diversi dalle ultime edizioni delle Olimpiadi o dei Mondiali. Segno dei tempi.
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Articolo dell’inserto “Euro 2016″ pubblicato dai 18 quotidiani locali del Gruppo Espresso mercoledì 1 giugno 2016
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