Peccato. Per la prima volta in questi Europei, gli azzurri hanno confermato il pronostico. I tedeschi hanno vinto ma solo dopo l’impietoso rituale dei rigori. Si chiude così l’avventura azzurra e anche l’era di Conte sulla panchina dell’Italia. I meriti del tecnico in questa spedizione sono indubbi, è stato lui il nostro top player. Lo ha dimostrato anche a Bordeaux, dove abbiamo fatto comunque bene contro quelli che restano i campioni del Mondo.
C’è un momento nel calcio in cui capisci di essere in grado di battere chiunque, a prescindere dai pronostici e dalle critiche. È quanto accaduto all’Italia di Conte in questi Europei. Probabilmente dopo la partita con la Svezia, giocata così così eppure vinta. Il gol di Eder che valeva qualificazione e primato è il simbolico interruttore che ha acceso la luce negli occhi degli azzurri, trasformando il gruppo plasmato dal cittì in uscita in una squadra consapevole della propria forza, oltre che dei propri limiti. Una circostanza che è diventata certezza contro la Spagna, nella partita in cui tutti ci vedevano già battuti e che invece si è rivelata un trionfo. In un crescendo di emozioni, l’esame di tedesco è stato sicuramente quello più impegnativo, difficile, ostico. Messi in campo con la consueta maniacale precisione da Conte, gli azzurri hanno tenuto la palla tra i piedi meno degli avversari, ma quando ce l’avevano hanno creato occasioni e spazi. Non è stata una partita spettacolare ma una partita vera, come sempre tra Italia e Germania. E stavolta l’hanno vinta i tedeschi.
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Articolo pubblicato sui 18 giornali locali del Gruppo Espresso il 3 luglio 2016
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