Che brusco risveglio per i tifosi del Napoli quello di sabato mattina. A dar loro il buongiorno infatti ci ha pensato una vera bomba di mercato: il passaggio di Gonzalo Higuain alla Juve. Una ipotesi che, seppur paventata nelle settimane precedenti, sembrava essersi leggermente sopita dopo il muro contro muro tra le due società. La consueta intransigenza di Aurelio De Laurentiis, particolarmente spiccata quando si tratta di cessioni illustri, sembrava infatti aver (un poco) tranquillizzato i napoletani. Una tranquillità trasformatasi improvvisamente in rabbia sabato mattina, appunto. E come sempre, in questi casi, si apre la doppia riflessione: una razionale, l’altra di cuore.
Il cuore ovviamente ci dice di un Higuain traditore, mercenario, e chi più ne ha più ne metta, che prima canta sotto la curva con i tifosi e poi si accasa dai rivali di sempre. Un giocatore irriconoscente, sia alla piazza ma soprattutto al suo allenatore, che lo ha rigenerato dopo un periodo poco felice. Un uomo in cui molti rivedevano quell’argentino che trenta anni fa aveva fatto vivere i momenti più belli nella storia del club azzurro, giurandogli eterna fedeltà. E i tifosi, che sono novanta per cento cuore e dieci per cento razionalità, è giusto che ragionino così.
Poi però c’è la riflessione razionale, che invece ci dice di un professionista di quasi trenta anni (e attenzione al dato anagrafico!) che ha tutto il diritto di trasferirsi in una squadra che gli garantisce maggiori guadagni, anche se di poco rispetto al Napoli, e soprattutto maggiori possibilità di vittorie. Un giocatore che ritiene conclusa l’avventura con la vecchia squadra e con la voglia di viverne una nuova. Ma che soprattutto fa entrare nelle casse del club la bellezza di novanta milioni di euro che, se spesi bene, potrebbero rafforzare un organico che ha già ottime basi. Non un punto di partenza, anzi, una occasione imperdibile per crescere e migliorare.
Che poi l’assordante silenzio in cui si è chiuso il Pipita possa far storcere il naso a molti è comprensibile. Forse un poco di chiarezza in più verso società e allenatore, al quale sembra avesse promesso di presentarsi a Dimaro, ce la si poteva aspettare. Ma parlare di riconoscenza, sentimenti e attaccamento pare francamente anacronistico nel calcio di oggi; in un calcio in cui le “bandiere” come Totti, Maldini, Zanetti sono diventate l’eccezione, bisogna farci l’abitudine a situazioni simili.
Ma poi, e qualche tifoso pare iniziare a rendersene conto, se i napoletani hanno superato l’addio di Maradona, figurarsi se non riusciranno a superare quello di Gonzalo Higuain.
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