I tedeschi non avevano tutta questa voglia. Noi forse un po’ di più, grazie al manipolo di ragazzi che gioca a prescindere senza troppi calcoli. La Germania ha provato un po’ di cose: in porta Leno oltre a Mustafi, Rudy, Weigl, l’esordiente Gerhardt, Goretzka, l’esterno dello Schalke che piace anche alla Juve, e Gundogan. Ventura ha riportato la difesa a tre con Rugani dall’inizio, Parolo in mediana e la coppia Immobile-Belotti in attacco. Queste le premesse, poi in campo sembrano giocare meglio i campioni del mondo che sanno come tenere palla e difficilmente sprecano. L’Italia il passo dei tedeschi lo regge solo a tratti, anche se l’arma migliore resta il contropiede contro gente che gestisce il possesso e impedisce le ripartenze.
Insomma, se il primo tempo di San Siro ci restituisce l’impressione che avevamo qualche mese fa agli Europei (sostanziale equilibrio ma, alla fine, in qualche modo a vincere sono i tedeschi), la ripresa alla garibaldina degli azzurri apre scenari diversi. E se il pari è il risultato forse giusto, i nostri meritavano qualcosa in più in termini di voglia di fare e coraggio messi in campo. Senza contare il palo preso, l’occasione sciupata da Bernardeschi e tanta velocità.
Il nuovo corso di Ventura è proprio nel secondo tempo di San Siro. Grinta e freschezza senza pensare se stai giocando contro la Germania o il Liechtenstein. Ventura può essere soddisfatto: è primo nel girone di qualificazione ai Mondiali alla pari con gli spagnoli, ha straperso con la Francia ma pareggiato bene con i tedeschi. I suoi ragazzi ce la mettono sempre tutta, spesso sbagliano un po’ troppo ma in fondo fa parte del gioco. Questa è l’Italia e questo è il livello del nostro calcio. In questa Nazionale gioca anche gente che non è titolare nella propria squadra di club. E a casa, tra gli esclusi, non è che ci siano fuoriclasse. Come con Conte, si cerca di tirar fuori grinta e attributi. Speriamo bastino.
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Articolo pubblicato sui quotidiani locali del Gruppo Espresso il 16 novembre 2016
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