Un rapporto mai sbocciato quello tra Maurizio Sarri e Manolo Gabbiadini. E così è stato fino all’ultimo giorno in maglia azzurra della punta di Calcinate. Eloquente e assolutamente voluto il mancato ringraziamento al tecnico toscano, tra i tanti fatti a società, staff, tifosi e persino al vecchio allenatore Rafa Benitez. Quello del giovane attaccante è stato un saluto sincero, a una piazza che tanto gli ha chiesto ma che gli ha anche dato. Ormai da tempo però buona parte di quel feeling con l’ambiente, ammirato nei suoi primi mesi napoletani, era svanito. Grazie, innanzitutto, a una mancanza di fiducia da parte del tecnico sempre più evidente; perché prima con Higuain, poi con Milik, e per finire con Mertens, il classe ’91 si è sentito sempre meno importante, ai margini di quel bel progetto tecnico avviato da Sarri. Poca fiducia certo, ma forse anche qualche chance non sfruttata a dovere. Nel girone di andata sono state nove le presenze da titolare, su un totale di tredici presenze, con appena tre gol all’attivo. Peccato se solo si pensa alle sue prime uscite in maglia azzurra appena acquistato: in venti partite, otto gol.
Era arrivato il momento in cui proseguire insieme forse non conveniva più a nessuno; Gabbiadini ormai appariva scarico, demotivato, le poche segnature siglate erano solo un’illusione di una ripresa che mai ci sarebbe stata. Dunque, unica conclusione, la separazione. Ripartire con una nuova esperienza, con una nuova testa, in un nuovo ambiente, era l’unica strada. Ed è così che uno dei talenti più puri del calcio italiano ha preso la via di Southampton (al quale l’ex azzurro ha già dato il suo contributo con un gol all’esordio), con un pizzico di rammarico per ciò che poteva essere e che non è stato.
Ultimi giorni di mercato in cui saranno fischiate le orecchie a Mister Sarri; perché disapprovazione non ha mancato di esprimerla neppure Mino Raiola rispetto alla gestione del suo assistito, Omar El Kaddouri, accasatosi all’Empoli in questa sessione di mercato. “Contenti di esserci liberati di lui” è stato il commento del vulcanico procuratore, che forse ha meravigliato più del mancato saluto di Gabbiadini; col bergamasco era chiaro a tutti che non ci fossero rapporti idilliaci, con il marocchino francamente no. Il quale però, dal canto suo, si è congedato tutto sommato pacificamente con un “grazie a tutti” che farebbe pensare più a un’uscita folcloristica del suo manager.
In poche parole, questioni di scelte; come per il calcio giocato, anche per il calcio mercato. Del resto è giusto che un allenatore abbia le sue preferenze, i suoi pupilli e allo stesso tempo giocatori verso cui è meno incline. Ciò che conta è la franchezza e la lealtà nei rapporti, con tutti indistintamente, ma soprattutto che alla fine sia il campo a dar ragione delle decisioni prese.
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