La sfida perfetta. Italia-Spagna è “la” finale nella pallanuoto. Perché vale di più, da sempre. Come nel 1992, quando a Barcellona gli azzurri vinsero le Olimpiadi in una gara senza fine, chiusa 9-8 dopo ben tre tempi supplementari. Non è un caso quindi se stasera (ore 20, diretta tv su Rai3) contro gli spagnoli il Settebello si gioca un’altra volta il Mondiale.
È la replica del match di tre anni fa a Gwangju, quando gli azzurri riconquistarono dopo otto anni il titolo iridato battendo proprio gli iberici (10-5) in una partita senza storia. In Corea del Sud, nel 2019, l’Italia superò prima la Grecia e poi l’Ungheria in semifinale. Quest’anno a Budapest ha invertito le tappe, battendo ai quarti i magiari e poi gli ellenici, per ottenere lo stesso risultato: la finale per l’oro contro gli spagnoli.
«Noi e la Spagna ci conosciamo bene – sorride Sandro Campagna, il commissario tecnico degli azzurri -. Sicuramente sarà una partita diversa da quella del girone e dalla finale di Gwangju». Campagna, che da giocatore è stato campione olimpico, mondiale ed europeo, fa riferimento all’unica battuta d’arresto di questo torneo, proprio contro la Spagna (12-14) nel girone giocato a Sopron. Per lo stratega della panchina azzurra una vigilia di apparente tranquillità: prima tutti insieme a studiare schemi e guardare i video degli avversari, poi in vasca per una doppia sessione di scioglimento, tiri e schemi. «Mi aspetto una battaglia tattica e mentale, una partita punto a punto – spiega Campagna -. Entrambe le squadre sono cresciute durante il torneo. Loro lavorano da più tempo insieme e hanno degli automatismi più collaudati dei nostri. E poi sono un po’ più veloci quindi dovremo stargli addosso senza lasciargli spazi». E in effetti potrebbe essere il nuoto a fare la differenza in vasca questa sera sull’Isola Margherita di Budapest. Tecnica e carattere non fanno certo difetto alle due contendenti.
«Ho l’impressione che loro si sentano molto sicuri, quindi dobbiamo minare le loro certezze, ricordargli che già li abbiamo battuti con l’approccio giusto alla partita», sintetizza il cittì che ha rimesso in piedi una squadra che l’anno scorso era uscita malamente dai Giochi di Tokyo. Tenuta l’ossatura, ha cambiato con metodo senza romanticismi. I campioni del mondo in carica sono Del Lungo, Di Fulvio, Echenique, Di Somma, Dolce e Nicosia. Nel 2019 non c’erano Fondelli e Nicholas Presciutti, stavolta ripescati dopo il bronzo olimpico di Rio 2016.
Per la settima volta stasera il Settebello si gioca il titolo mondiale. La storia non può aspettare. —
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Articolo pubblicato su La Stampa di domenica 3 luglio 2022
LA STAMPA (pagina 35) 3-7-2022
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