di Angelo Di Marino
Siamo senz’acqua e con i campi allagati. Napoli è anche’essa inondata ma di rifiuti, inzuppati dalla pioggia e putrescenti. E’ il disastroso quadro che la Campania offre in questi giorni difficili e bui. Altro non è che la fotografia impietosa ma fedele scattata alla mala politica che dovrebbe governare e che invece, troppo spesso, si gira dall’altra parte. Senza demagogia, esercizio teorico fin troppo diffuso, possiamo tranquillamente dire che chi ci amministra ha un’idea davvero distorta della realtà. L’ennesimo esempio viene dai consiglieri regionali, quelli che sono stati votati da noi campani nel marzo scorso. A fine settembre, hanno deciso di riscrivere la delibera con cui si assegnano le dotazioni strumentali che spettano (?) ad ogni eletto. (…) L’elenco, riportato dai giornali napoletani, fa girare subito le scatole: tre bandiere, un televisore di ultima generazione, un fax, un frigobar, due telefoni digitali con linea personale, uno studio dirigenziale con divano e poltrona in pelle e libreria, un completo da scrittoio in pelle, un computer portatile ed uno da tavolo, un telefono cellulare, una tessera Viacard, un Telepass, vari contrassegni per il riconoscimento e la sosta. Non per fare i moralisti, ma i già lautamente stipendiati consiglieri hanno davvero bisogno di tutto questo? E, soprattutto, era necessario mettere a bilancio un milione e mezzo di euro per pagare quanto elencato e far funzionare i gruppi di rappresentanza dei partiti?
State pur certi che non troverete uno che sia uno tra i consiglieri eletti che fornirà risposta. Anzi, meglio mettere la sordina e non far trapelare nulla. E dire che, nel gennaio scorso, il governatore Stefano Caldoro, nel presentare la candidatura, mise come punto fermo della sua azione amministrativa il rigore ed il contenimento delle spese, circostanza confermata più volte in campagna elettorale e anche dopo l’affermazione su De Luca. E’ altresì ovvio che provvedimenti come quello appena citato sono frutto condiviso tra maggioranza e opposizione, nessuno escluso.
Del resto, come potrebbe la politica regionale sottrarsi dalle regole senza senso che quella nazionale segue pedissequamente ed in maniera cervellotica, non tenendo in alcun conto le reali esigenze del Paese? Non può farlo, visto che i protagonisti, che siano in sedicesimo o a grandezza (?) naturale, sono praticamente gli stessi. Non è certo un caso se nella manovra finanziaria del leghista Tremonti sono spuntati, nel cuore della notte, ben 254 milioni di euro destinati alle scuole private. Insomma, mentre la Gelmini taglia migliaia di posti di lavoro negli istituti pubblici, la stessa mano prende il portafogli e scuce fior di quattrini per foraggiare le scuole paritarie, quelle frequentate dai figli dei benestanti tanto per intenderci. E che già fanno pagare rette di lusso ai genitori dei pargoli da acculturare. Una contraddizione in termini, insomma.
E come potrebbero i signori consiglieri, con sede al Centro Direzionale di Napoli, non salire sul carrozzone di una politica autoreferenziale che si crogiola in una legge elettorale che grida vendetta alla democrazia? La verità è che il grande circo si alimenta da solo, allontandosi sempre più dalle esigenze reali degli italiani. E lo fa volutamente, compiendo una scelta perentoria che sarebbe giusto riservare, invece, per ben altre occasioni.
Travolti dagli eventi, dalla Natura e dalla politica, a noi cittadini della Repubblica non resta che il ruolo di vittime o, nella migliore delle ipotesi, di spettatori attoniti e paganti. Con compostezza sembriamo rassegnati, tanto anche l’alzare la voce servirebbe a poco. Eppure sembrano imminenti nuove elezioni, unico atto di consultazione popolare ancora in essere dalle nostri parti. Serviranno a qualcosa? Con l’acqua (e non solo quella) fino alla cima dei capelli, non resta che sperare.
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pubblicato su “la Città” del 14 novembre 2010
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